Presentata Interrogazione in Commissione Vigilanza Rai, sulla vicenda della morte della giovane Sara Scazzi.
Oggetto: interrogazione a risposta scritta a norma dell’art 18 del regolamento della Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza per i servizi radiotelevisivi
Al Presidente del Consiglio d’Amministrazione RAI
Per sapere, premesso che:
a due mesi dalla scomparsa della giovane Sara Scazzi, a 12 giorni dalla confessione dello zio che ha raccontato di averla uccisa proprio il 26 agosto e a due giorni dal fermo della cugina Sabrina, indagata per concorso in sequestro di persona e omicidio volontario, le maratone televisive sul caso di Avetrana non accennano a fermarsi, e il circo mediatico – quando i protagonisti della vicenda come Sabrina Misseri non possono più parlare perché detenuti in carcere – va allora a caccia di nuovi parenti da intervistare.
numerosi programmi della tv pubblica e commerciale dove conduttori, giornalisti, scrittori, psicologi, psichiatri, criminologi danno un loro giudizio sulla vicenda con la partecipazione di parenti e amici delle famiglie coinvolte.
nella maggior parte dei casi, non si tiene affatto conto del rispetto della fascia protetta. Infatti accade – al di la della cronaca raccontata dai telegiornali – che anche al mattino e nel pomeriggio, quando è più facile che il pubblico sia formato da bambini e adolescenti, si continui a parlare dell’omicidio della giovane Sarah, delle morbose dinamiche familiari che l’hanno innescato, delle molestie subite dalla quindicenne, mostrando alle telecamere anche atti giudiziari secretati, il cui contenuto è – come dice la parola – riservato, ed in questo caso di eccezionale delicatezza.
una maratona che rimbalza da un canale all’altro, finalizzata alla raccolta di share e resa possibile dal gran numero di amici e parenti disposti a raccontare la propria verità a microfoni accesi, spesso superando il limite tra informazione e intrattenimento.
tali fatti sarebbero aggravati se trovasse fondamento quanto riportato da alcuni quotidiani, e cioè che esiste un tariffario in relazione alle apparizioni televisive di amici e parenti delle vittime (con tanto di supercachet per le esclusive).
se nel caso del delitto di Avetrana, la RAI – società concessionaria di servizio pubblico radiotelevisivo – abbia, anche brevi manu, elargito compensi.
se esista un codice deontologico relativo a casi similari e se nel caso di Avetrana sia stato rispettato, per evitare che in futuro i protagonisti di vicende così tragiche, (come quella della giovane Sara) non siano tentati da cachet televisivi, fornendo anche modelli educativi sbagliati.
On Luciana Pedoto On Vinicio Peluffo