Al Festival sbarca Giovinezza Pd, Lega e comunisti insorgono
Par condicio festivaliera. In una puntata dedicata ai 150 anni dell’Unità d’Italia sul palco dell’Ariston verranno cantate Giovinezza e Bella Ciao. Il direttore del festival: “Sarà bello cantarle insieme”. Il Carroccio non ci sta: “E’ meglio Va pensiero”. Il Pd: “Un insulto alla democrazia”. La Russa: “Le hanno cantate milioni di persone”
San Remo – “Giovinezza, giovinezza primavera di bellezza”. Viene giù un muro e cade un tabù. Un big della canzone italiana intonerà la colonna sonora del Ventennio dal palco dell’Ariston. In occasione della sessantunesima edizione del Festival della canzone italiana, giova precisarlo, non per un raduno di reduci. Sdoganati i libri, tornano anche i suoni dei vinti. Ma le polemiche sono assicurate e forse è anche per questo, al di là di ogni spirito revisionista, che la direzione del festival ha messo in programma questa rivisitazione. In una serata ad hoc, dedicata alla celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, verranno intonate alcune canzoni storiche tra cui Bella Ciao e, per par condicio, un cantante eseguirà anche Giovinezza. I due brani, smacchiati dalle colorazioni politiche, verranno consegnati al pubblico come testimoni della nostra storia.
Canti popolari e goliardici “Nella serata dedicata ai 150 anni dell’Unità d’Italia sarà bello cantare canzoni di tutta la nostra storia come Bella Ciao, nata come canto delle mondine, e anche Giovinezza, che è passata alla storia come inno del ventennio ma nacque come canzone della goliardia toscana nei primi del ’900”, lo ha comunicato alla stampa il direttore artistico del Festival di Sanremo 2011 Gianmarco Mazzi.
Par condicio musicale Per Mazzi, “sono molte le curiosità non conosciute legate a questi brani e noi le racconteremo al pubblico. Vogliamo costruire una serata intensa, culturale e di forte personalità artistica”. Parlando della serata-evento, Morandi aveva citato Bella Ciao come possibile protagonista con altri canti storici della serata-evento per i 150 anni dell’Unità d’Italia, in programma all’Ariston giovedì 17 febbraio.
Pd, Lega e Comunisti insorgono Scoppia subito la polemica sull’esecuzione dell’inno fascista. Scontato il coro di no della sinistra e dei Giovani comunisti che definiscono il brano “una vergogna nazionale”. Per il Pd Vinicio Peluffo “La proposta di Mazzi è uno spregevole tentativo di strisciante revisionismo che vorrebbe pensare di avvicinare il canto dei partigiani all’inno della gioventù fascista”. Meno prevedibile la levata di scudi della Lega Nord che vorrebbe includere nella par condicio musicale anche Verdi . “Giovinezza è una canzoncina che ricorda un periodo buio della storia di questo Paese” ha commentato il senatore del Carroccio, Giuseppe Leoni. “Vorrei conoscere chi tra i big canterà Giovinezza forse – ha aggiunto Leoni- un vecchio capomanipolo della milizia? Basta con queste barzellette, si canti, piuttosto il Va Pensiero, bello da ascoltare -conclude- trasmette emozione e commozione”. Categorico no anche dal partito di Di Pietro: “Un ritorno alla retorica fascista che gli italiani speravano di aver archiviato”, boccia così l’iniziativa Nicola Tranfaglia, storico e responsabile nazionale del dipartimento Cultura per l’Italia dei valori. Di parere totalmente diverso il ministro Ignazio La Russa che promuove a pieni voti la puntata revival del Festival e taglia corto: “Nessun problema di equiparazione storica e comunque basta con l’avere la coda di paglia: milioni di italiani le hanno cantate”.
In questo clima da par condicio musicale, la differenza verrà fatta dal testo che l’esecutore intonerà sulla canzone che, ingiustamente, è passata alla storia come l’inno del Ventennio. Giovinezza è stata un longseller della prima metà del secolo, una hit che, attraverso vari rimaneggiamenti, è rimasta sulla cresta dell’onda fino al 1945, quando è stata seppellita dalle macerie del fascismo. Il brano nasce nel 1909 come canto goliardico con il titolo Il commiato. “Son finiti i giorni lieti degli studi e degli amori”, recita il ritornello allegramente primonovecentesco. L’aria fortunata dalle aule universitarie inizia a girare il paese e, complice la Grande Guerra, diventa il canto degli arditi dopo un ulteriore rimaneggiamento. Siamo nel 1917, due anni dopo a Milano, in piazza San Sepolcro, nasceranno i Fasci italiani di Combattimento e il destino della canzone cambierà per sempre. Il testo verrà modificato una prima volta (aggiungendo nel ritornello il fascismo è la salvezza della nostra civiltà) e poi subirà un secondo e definitivo riadattamento, divendendo di fatto un “inno nazionale”. Durante tutte le parate ufficiali, dopo la marcia reale, veniva suonato l’Inno Trionfale del Partito Nazionale Fascista, il nuovo e roboante nome del vecchio stornello universitario.