(il giorno)
Spaccatura Provincia-Regione “La normativa non funziona”
Paderno Dugnano, 6 novembre 2010 – Nuova girandola di dichiarazioni. Di accuse. Di richieste di chiarezza. Dopo le parole di sdegno e di commozione dette a caldo, mentre colonne di fumo ancora salivano dalla Eureco di Paderno, 24 ore dopo la tragedia la politica si concentra su altri aspetti. «La necessità di andare fino in fondo», sia a livello giudiziario che politico, è stata al centro del dibattito. E se il deputato milanese del Pd Vinicio Peluffo annuncia un’interrogazione al Governo per chiedere di far luce sull’accaduto, i colleghi in Regione chiedono che la giunta Formigoni riferisca in aula durante il consiglio di martedì: «La Regione è direttamente chiamata in causa perché, anche contro il parere del territorio, diede l’autorizzazione all’insediamento in quella zona», affonda Arianna Cavicchioli.
Formigoni glissa – «sono in corso indagini della magistratura che dovranno chiarire al più presto» – e rassicura: «Pare scongiurato il pericolo di un inquinamento ambientale». Ma anche il presidente della Provincia tira in causa il Pirellone su questo dramma del lavoro che presenta molti punti poco chiari: «Forse le maglie della normativa (regionale, ndr) che regolamenta le aziende pericolose non sono abbastanza strette», ammette Guido Podestà. La sua, ieri, è stata una mattinata sulle tappe di questa via crucis tutta padernese.
Prima la visita ai capannoni sventrati di via Mazzini. Poi il saluto alle famiglie di chi lotta ancora contro la morte: i tre operai – che diventeranno quattro nel pomeriggio – ricoverati al centro grandi ustionati di Niguarda. Strette di mano con i familiari, parole di conforto. «Siamo vicini alle famiglie», torna a dire Podestà, ma la discussione ormai scivola su altri temi. Sempre i soliti, quando accadono disastri come quello di via Mazzini. Sempre irrisolti: «Le morti bianche, gli incidenti sul lavoro sono una piaga in tutto il Paese», ripete il coordinatore di Idv della Lombardia, Sergio Piffari. E resta la nota di fondo dell’ennesimo appello, prima di un’altra tragedia: «Facciamo qualcosa per impedire questa carneficina».