Dopo la ‘bufera Penati’ il partito si interroga sulla superiorità morale.

immagine documento(da La Stampa)

Un pd culturalmente da rigenerare nella sua classe dirigente. Non più succube dell’ossessione immobiliare, brodo di coltura per scambi perversi tra affari e politica.
Così parlò Stefano Boeri dalle colonne della Stampa.
Per l’assessore alla cultura del comune di Milano, capodelegazione in giunta del PD, il caso dell’ex Braccio destro di Bersani non è un incidente isolato, per questo occorre fa fuori non tanto Penati bensì il metodo Penati che è cosa diffusa. Un affondo che fa discutere in Lombardia ma trova anche consensi, non appena si scavava dietro frasi a tutela della ditta come quella pronunciata dal segretario PD ad una festa democratica. In uno stato di diritto la scelta se rinunciare o meno alla prescrizione – spiega Bersani – va lasciata alla persona e ai collegi di difesa, come partito possiamo dir che le prescrizioni non piacciono, perchè vorrei che su queste vicende non ci fossero ombre e si arrivasse alla verità……
Anche l’onorevole veltroniano Vinicio Peluffo, un passato da consigliere comunale a Rho, non ci sta all’alibi della mortificazione di Penati. Liquidarlo come una meteora dentro la storia dei DS e del PD lo trovo abbastanza singolare – ragiona – E’ stato segretario del partito in anni vincenti, penso alla riconquista di Monza nel 2003, poi Presidente della Provincia e capo della segreteria di Bersani. Indicarlo adesso come uno che passa per strada è davvero paradossale. Fatta la premessa, Boeri pone un tema vero sull’eccesso di approccio volumetrico allo sviluppo del territorio, discutiamone – precisa Peluffo. Ma più ancora questa dev’essere l’occasione in cui recuperare la ragione costitutiva del PD: quella di un partito che nasce per cambiare la politica e il suo rapporto con le istituzioni. Non basta trincerarsi dietro meccanismi interni di trasparenza e sanzione. Non sono sufficienti se non si abbiano ad una ritirata della politica, chessò, dalle ASL, la RAI, le ex municipalizzate. E’ qui che si misura l’innovazione. Il resto sono parole al vento.

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