Bollate, dopo la lettera dal carcere di Vincenzo Mandalari
(da Il Corriere della Sera)
È finita nelle mani dell’ Antimafia di Milano la lettera spedita dal carcere di Ancona dal boss della ‘ ndrangheta Vincenzo Mandalari.
Una missiva, due pagine scritte a mano dal «capolocale» di Bollate, che contiene minacce più o meno esplicite all’ amministrazione comunale di Bollate (presente e passata) e al fondatore di Sos racket e usura Frediano Manzi.
Un atto di sfida alle istituzioni e ai cittadini – come l’ ha definita il parlamentare del Pd Vinicio Peluffo che ha richiamato a una «reazione forte di tutta la cittadinanza, delle amministrazioni e dell’ imprenditoria locale.
Un «gesto inquietante» che ha provocato la mobilitazione dei Partito democratico nell’ hinterland milanese.
Ma non solo perché sulla spinta del consigliere comunale David Gentili si sta lavorando a una lettera aperta da pubblicare sul «Notiziario» di Bollate in replica alle «farneticazioni» del boss pubblicate in prima pagina nel numero di venerdì del settimanale di Bollate.
Mandalari, 51 anni, è accusato di associazione mafiosa ed era sfuggito al blitz Infinito dello scorso 13 luglio contro le cosche calabresi al Nord.
La sua cattura è avvenuta solo a gennaio 2011 grazie ai carabinieri di Monza che lo hanno scovato a San Giuliano milanese. Da allora si trova, in attesa di giudizio, nel penitenziario di Ancona. E proprio da lì, nei giorni scorsi, è partita la lettera indirizzata al direttore del Notiziario, Piero Uboldi: «Sono Mandalari Vincenzo, ho deciso di scriverle… dopo che la mia immagine è stata dipinta in modo scabroso dai giornali, i quali non hanno esitato a raffigurarmi come un boss della ‘ ndrangheta a capo di chissà quale organizzazione, come ha fatto qualcuno inventandosi storie assurde sul mio conto infamandomi senza avermi mai conosciuto né in bene né in male».
Quel «qualcuno» che avrebbe «infamato» il boss nella versione originale ha un nome e cognome: Frediano Manzi. La scelta del direttore Uboldi di ometterne il nome e pubblicare la lettera in prima pagina con il titolo «Non sono un mafioso» è giudicata da Gentili come una cautela «che rischia di essere letto come viziato da un certo timore reverenziale».
Il fondatore di Sos usura ha subito denunciato Mandalari per minacce: «Il mio è l’ unico nome citato dal boss, non può essere una coincidenza – sostiene Manzi che con la sua associazione sta assistendo due commercianti taglieggiati da Mandalari -. Chiedo pubblicamente al prefetto e al comandante provinciale dei carabinieri cosa pensano di queste minacce».
Il boss nella lettera critica anche il Comune di Bollate per essersi costituito parte civile contro di lui: «… ha dimenticato le azioni da me svolte a favore del territorio bollatese o quando mi acclamava come impresa bollatese e come persona sempre presente per la solidarietà». Da ricordare che Mandalari secondo la Dda è stato protagonista di una manovra politica (insieme a un consigliere di centrosinistra) per conquistare la guida del municipio alle elezioni, ma anche che fino al suo arresto ha sempre avuto dalle amministrazioni locali appalti pubblici.
«Le parole di Mandalari sono un onta per tutti coloro, anche gli amministratori locali, che non si sono accorti di nulla in questi anni», ha commentato Giulio Cavalli (Sel). Mandalari, insomma, continua a far pesare il suo potere.