Idee in movimento per il prossimo Partito Democratico metropolitano

1. Il miglior Partito Democratico parte da Milano
Diamo una voce forte al PD metropolitano: il riformismo di Milano per rilanciare il PD nazionale. #opendocumento @milanoxrenzi Milano metropolitana è un’area attraversata da una tensione verso il fare e il fare bene, che si è storicamente imposta per la sua capacità di innovazione e per la sua propensione all’integrazione europea e internazionale. Oggi come nel passato, la nostra città rappresenta il terreno di gioco di molte delle principali sfide che attraversano l’Italia, proponendosi come laboratorio naturale per nuove politiche che possano tradursi in esperienze preziose per il resto del Paese. Per tutto quanto porta con sé la nostra metropoli, dobbiamo affermare che non si vince in Italia se non si vince a Milano. E l’Italia non vince se non vince Milano. A fronte della centralità di Milano, però, in questi anni nel Partito Democratico nazionale la voce della federazione metropolitana si è sentita ben poco, se non attraverso l’apporto – anche di valore – dei singoli. Dare una voce forte al PD metropolitano significa collocare al centro del dibattito il contributo dei pensieri riformatori che nella nostra città sono nati e continuano a produrre innovazione e proporre soluzioni positive ai problemi del Paese. Significa porre con serietà i temi di una pubblica amministrazione meno costosa e più efficiente, in cui sia premiato il merito e vengano eliminate le logiche clientelari e di appartenenza. Significa assumere tra i propri riferimenti centrali i principi di sussidiarietà verticale e circolare, nonché di meritorietà, che nel tessuto sociale e produttivo ambrosiano sono profondamente radicati. Significa battersi per restituire libertà d’azione ai comuni e alla città metropolitana, allocando risorse sui livelli più vicini ai cittadini. Il PD di Milano deve dunque essere propulsivo nel rinnovamento del partito. Per questo occorre individuare il miglior segretario possibile: un segretario metropolitano che garantisca competenza, autorevolezza, capacità di valorizzare le differenze e di aprire il partito a molteplici apporti. Un segretario che dia al partito milanese quella fisionomia riconoscibile e forte di cui oggi è privo, nonostante le tante singole eccellenze che lo compongono. Un segretario che si impegni a chiamare in segreteria persone competenti, appassionate e radicate nei territori, lasciando da parte la logica delle filiere e degli equilibri tra correnti. Perché abbiamo bisogno del miglior Partito Democratico possibile, non del più equilibrato. E tra persone intelligenti e capaci gli equilibri si trovano nel dialogo e nei contenuti, non nelle appartenenze. È una questione di coerenza: se vogliamo un’Italia che riconosca il merito, che valorizzi le capacità, che offra a ciascuno l’occasione per crescere e per realizzarsi, dobbiamo iniziare a praticarla per primi nel Partito Democratico. Il PD metropolitano deve collocarsi al centro di questo rinnovamento, con coraggio e schiettezza.

2. Un partito radicato nel territorio
Costruiamo un PD metropolitano con radici salde nel territorio: in rete, vivo, aperto e in ascolto. #opendocumento @milanoxrenzi Il prossimo congresso deve restituirci un Partito Democratico che crei sul territorio della futura città metropolitana luoghi di partecipazione vivi e ne metta in rete gli apporti e le competenze, ridando forza e continuità al legame tra il partito e gli eletti in ogni livello di amministrazione e governo. Dovrà essere realmente un partito di iscritti ed elettori, capace di riconoscere e valorizzare il ruolo degli eletti a partire dai sindaci e dagli amministratori locali, cioè da coloro che hanno saputo conquistare il consenso dei cittadini e che quotidianamente ai cittadini rispondono. Perché ciò si realizzi, occorre:
a) che i circoli si aprano alla partecipazione di qualsiasi persona interessata a confrontarsi e contribuire alla discussione, anche sperimentando nuovi modi per entrare in contatto con gli elettori;
b) che siano favorite forme di autofinanziamento a tutti i livelli del partito e, allo stesso tempo, si redistribuiscano ai circoli e ai luoghi di elaborazione legati al partito parte delle risorse disponibili;
c) che il bilancio e l’attività del partito metropolitano, di circoli e luoghi di elaborazione sia oggetto di rendiconti periodici all’insegna della massima trasparenza;
d) che si promuova la partecipazione alla vita del partito attraverso le opportunità e gli strumenti che il digitale mette oggi a disposizione, consentendo così di allargare al massimo il coinvolgimento degli iscritti e di tutti coloro che intendono essere parte attiva del PD, ognuno con le proprie risorse e possibilità;
e) che la direzione metropolitana – più snella dell’attuale – svolga un ruolo reale di indirizzo del partito e comprenda una selezione ampia dei segretari di circolo, integrata da una rappresentanza degli eletti ai principali ruoli istituzionali e dai responsabili di aree tematiche e luoghi di elaborazione;
f) che il segretario metropolitano e la sua segreteria presentino un programma di lavoro e che ogni anno producano un resoconto dell’attività svolta, facendone oggetto di una conferenza organizzativa.

3. Un partito radicato nelle competenze
Un PD metropolitano che metta in rete le competenze di Milano e le valorizzi nell’azione degli eletti. #opendocumento @milanoxrenzi Il Partito Democratico di Milano rappresenta un potenziale di competenze di altissimo livello. In tutti i campi – dall’economia all’urbanistica, dall’istruzione alla comunicazione, dal welfare all’amministrazione degli enti locali – sono decine e decine gli iscritti e i simpatizzanti disponibili a mettere a disposizione saperi e riflessioni avanzate e innovative, e che chiedono di essere ascoltati e messi in condizione di contribuire con la loro competenza. Ancora di più sono quanti si avvicinerebbero al Partito Democratico se lo percepissero come un canale attraverso il quale contribuire attivamente alla definizione di proposte e di politiche.

Il PD metropolitano che uscirà dal congresso dovrà occuparsi di raccogliere e attivare queste competenze, offrendo loro luoghi di elaborazione che vivano in rapporto stretto con gli organi del partito, con le amministrazioni locali e con gli eletti di Milano e provincia a tutti i livelli istituzionali. Questi luoghi di elaborazione – che auspichiamo prendano la forma di circoli tematici o di forum – devono promuovere quel radicamento nelle competenze necessario a un partito che voglia produrre capacità di governo e di innovazione, costruendo politiche coraggiose e incisive per gli enti locali e l’area metropolitana, ma anche per il livello regionale e nazionale. Queste elaborazioni devono diventare patrimonio comune per ogni circolo e per gli amministratori democratici, affinché il PD venga riconosciuto ovunque come il partito che sui temi più importanti ha una visione unitaria, precisa e innovativa. Perché questo lavoro sia credibile, quindi venga riconosciuto e rappresenti la base per un rinnovato e più significativo radicamento, è indispensabile guadagnare in ciò che più manca al PD e alla politica: la credibilità. Affinché ciò avvenga il PD si deve impegnare non solo ad ascoltare le competenze, ma anche a valorizzarle nei momenti in cui definisce la propria delegazione nelle assemblee elettive e nel governo a tutti i livelli.

Le buone idee che il PD saprà elaborare devono essere portate avanti da persone vincenti: abbiamo sindaci ed eletti credibili, innovativi, corretti, che hanno fatto la differenza anche in territori dove non erano scontate nostre vittorie, facendo crescere il consenso per il PD. Queste donne e questi uomini possono e devono contribuire al salto di qualità che la base del partito si aspetta. In particolare i sindaci PD dell’area metropolitana devono poter contare su un partito che si pone al loro servizio per contribuire a vincere le sfide politico-amministrative che chi amministra è quotidianamente chiamato a raccogliere.

4. Il primo partito di Milano
Siamo il primo partito di Milano: rilanciamo la città, proiettandola verso Expo e la città metropolitana. #opendocumento @milanoxrenzi Il Partito Democratico è da poco più di due anni al governo della città di Milano, primo partito nelle elezioni che hanno portato Giuliano Pisapia a Palazzo Marino. La sfida – rilanciare una grande metropoli, proiettarla verso Expo e verso la città metropolitana – è difficile quanto appassionante: senza il pieno apporto del Partito Democratico non si può sperare di vincerla. Nel dialogo serrato con il sindaco Pisapia e la sua giunta, al gruppo consigliare è mancato il supporto di un partito forte e autorevole: ciò ha spesso costretto i consiglieri comunali democratici a giocare di rimessa, trovandosi a dover spesso reagire in seconda battuta a decisioni che non sempre erano frutto di un discorso condiviso sulla città. È mancato non il valore o l’impegno dei singoli, quanto la capacità di fare sintesi che è propria di un partito che lavora a pieno regime, forte nel suo radicamento e nelle competenze, consapevole – a tutti i livelli di responsabilità – che la guida di Milano e di ciò che rappresenta in ambito nazionale esige spirito di squadra, rinuncia ai protagonismi, volontà di giungere a condivisioni politiche da proporre con convinzione e determinazione, per rafforzare l’azione politico-amministrativa della maggioranza. In poche parole è mancato che anche il Partito svolgesse la propria funzione, che è quella di indicare una direzione politica capace di interloquire con Sindaco, Giunta e Consiglio, nel rispetto dei distinti ruoli e dell’autonomia degli eletti.

Il PD metropolitano che uscirà dal congresso dovrà dare nuovo impulso al governo di Milano. Favorire attraverso i circoli e i consiglieri di zona il forte coinvolgimento della cittadinanza, fare del gruppo consiliare il terminale avanzato di un’idea di città, proporre soluzioni coraggiose e innovative per i complessi problemi di una capitale europea. Non si tratta di fare il controcanto al sindaco che ha riportato il centrosinistra al governo di Milano e che sta lavorando con impegno e passione in mezzo alle moltissime difficoltà che attanagliano i comuni italiani. Al contrario la “rivoluzione arancione” sarà veramente compiuta solo se e quando il PD riuscirà a ricoprire in pienezza il suo ruolo di primo partito della città, facendosi carico di una visione complessiva e coerente per Milano, da offrire al primo cittadino come valido strumento per raggiungere insieme gli obiettivi che ci si è dati.