“Il Pd tra primarie e nuovo governo. In quattro puntano a Palazzo Chigi”

(da Il Giorno) – Non potevano cadere in un momento peggiore le primarie regionali del Pd. I vertici lombardi del partito non lo nascondono: la staffetta coatta tra Enrico Letta e Matteo Renzi alla presidenza del Consiglio, un passaggio compiutosi senza alcuna forma di consultazione dei militanti, ha deluso e disorientato il popolo dei democratici. Difficile che oggi quello stesso popolo faccia la coda per eleggere, stavolta, il segretario regionale del primo partito del centrosinistra italiano. Molto più di un rischio, la disaffezione. Ovvio fin dall’inizio che la consultazione odierna non potesse manco avvicinarsi al traguardo dei 300 mila elettori raggiunto solo due mesi fa in occasione della sfida tra Renzi, Gianni Cuperlo e Giuseppe Civati per la carica di segretario nazionale del partito. Ma per effetto dello tsunami di Governo verificatosi a Roma, le stime, in vista delle primarie regionali, non vanno oltre i 20mila elettori.
Detto altrimenti: si prevede vadano alle urne solo gli iscritti. Eppur si vota. Oggi, come detto. Dalle 8 alle 20 nei 661 seggi disseminati in tutta la Lombardia, 50 solo a Milano città, 123 se si conta anche l’hinterland. Schema consolidato: primarie aperte a tutti, iscritti e non iscritti. Ma i secondi dovranno versare 2 euro per registrarsi all’albo degli elettori. Non occorre essere maggiorenni: urne aperte a chi ha abbia almeno 16 anni, già compiuti. Sfida a due: da una parte Alessandro Alfieri, renziano della prima ora sostenuto anche dai cuperliani, dall’altra Diana De Marchi, candidata dell’area che fa riferimento a Civati.
L’esito pare scontato: con tutta probabilità sarà Alfieri il nuovo segretario lombardo. Ma attenzione: l’effetto disaffezione, l’effetto staffetta, può giocare a favore della De Marchi, consentendole così di ridurre il gap. Proprio perché Alfieri è ed è percepito come l’uomo di Renzi in Lombardia, nonostante in queste settimane abbia calcato la mano sulla volontà di emancipare il Pd regionale dalle logiche romane. Oggi il verdetto. Nel frattempo, a riprova di quanto sia sfavorevole la congiuntura, il partito sta guardando, e parecchio, a Roma. Solo domani, a segretario eletto, i democratici lombardi intensificheranno il pressing sui vertici romani perché la Lombardia possa essere opportunamente rappresentata nella nuova squadra di Governo. Ma i contatti, le consultazioni, le trattative sono già partite. E allora sono quattro i nomi avanzati da Milano: quelli di Maurizio Martina, per la riconferma alla carica di sottosegretario all’Expo, Vinicio Peluffo, Emanuele Fiano e Mauro Guerra. Sul fronte opposto, è Maurizio Lupi (Nuovo Centrodestra) il più quotato, tra i milanesi.
di Giambattista Anastasio