“Rai, la volta buona. E’ l’occasione per la riforma”
(EUROPA) – Resiste lo sciopero dell’11 giugno per alcune sigle sindacali Rai (ma forse non dei giornalisti) e si mantiene ampia e trasversale l’alzata di scudi contro il taglio dei 150 milioni di trasferimenti statali derivanti dal canone. E’ una reazione di pancia comprensibile fino a un certo punto. Perché i temi sollevati dal decreto legge Irpef (approvato ieri a Palazzo Madama) possono davvero diventare l’occasione per il rinnovamento e il rilancio che la Rai attende da anni. Anticipando, infatti, il rinnovo della concessione senza aspettare il 2016 e cominciando da subito un percorso ampio di consultazione sul modello inglese del Royal Charter Act, questa sarà l’occasione per una discussione sulla riforma di sistema dell’azienda, sulla governance della Rai. Oltre all’occasione per pensionare la legge Gasparri, la legge che ha imbrigliato la tv pubblica riducendola allo stato attuale. Alla presidente Tarantola che ha chiesto al Parlamento quale sia il modello di servizio pubblico a cui si vuole tendere, rispondo che il Pd è pronto a mettere le sue proposte sul tavolo.
Detto questo, penso sia importante ritornare su quanto previsto dal dl Irpef, perché le paure strumentalmente agitate in questi giorni sono state molte, soprattutto da parte del Movimento 5 Stelle. L’articolo 20 del decreto, quello che prevede tagli ai costi operativi delle aziende partecipate ogni anno, non riguarda più la Rai. E nell’articolo 21, in cui si richiede alla tv pubblica un risparmio di 150 milioni (ma è un intervento una tantum, quindi la richiesta vale solo per il 2014) è previsto che l’azienda possa cedere quote delle società partecipate. Ma, attenzione, si parla rigorosamente di quote di minoranza. Quindi una volta per tutte inquadriamo il tema Raiway nella giusta prospettiva: non ci sarà nessuna svendita delle torri Rai, ma solo la cessione di una quota minoritaria. Non si limiterà in nessun modo il controllo pubblico (la proprietà di Raiway rimarrà saldamente nelle mani della Rai, in mano pubblica), né lo sviluppo dell’azienda, solo sarà valorizzata una quota di minoranza. Anzi sono convinto che questa possa diventare un’operazione di sistema: attraverso il coinvolgimento ad esempio di Cassa depositi e prestiti si potrebbe avere nel medio periodo una valorizzazione strategica in termini di reti infrastrutturali, stabilendo sinergie con le telecomunicazioni. Quindi a conti fatti l’operazione creerebbe efficienza e sarebbe anche un modo per valorizzare un asset e mettersi in linea con gli altri paesi europei (dove la proprietà pubblica delle antenne di trasmissione non è della concessionaria del servizio pubblico).
Ma arriviamo all’altro fronte caldo del decreto Irpef e cioè al tema delle sedi regionali. Gli allarmismi erano inutili: l’informazione su base regionale è stata salvaguardata; è stata invece garantita una flessibilità della gestione amministrativa da parte dell’azienda, che le consente un piano di intervento di valorizzazione delle sedi. Tutti noi abbiamo presente le sedi fisiche della nostra regione, molte sono sovradimensionate rispetto all’utilizzo che ne viene fatto. Potrebbero essere sostituite con sedi più piccole e decentrate, senza nessun danno per l’informazione. Al contrario: la valorizzazione delle vecchie sedi consentirebbe interventi in termini di investimento e di digitalizzazione delle nuove che le renderebbero più efficienti.
Il governo, dunque, ha fatto la sua parte. Ci aspettiamo che anche la Rai faccia altrettanto dando seguito a quanto anticipato da Gubitosi: vada avanti sulla valorizzazione delle quote di minoranza di Raiway, con la quotazione in Borsa entro l’anno come riferito dal direttore generale, e sulla revisione della spesa, salvaguardando investimenti e capitale umano. Penso ad esempio ai lavoratori atipici della Rai, impegnati da mesi in una vertenza che consenta un percorso di stabilizzazione e le cui eventuali cause per l’assunzione comporterebbero un esborso decisamente maggiore di quello che si avrebbe con la regolarizzazione degli interessati.
La Rai può offrire efficienza e risparmi solo cambiando profondamente. Questa è la volta buona per farlo.
di Vinicio Peluffo
Rassegna stampa (per leggere l’articolo cliccaci sopra):
“L’ora della mediazione” – Europa – 3 giugno 2014
“Tarantola: ‘Problemi dai tagli. Ricorso? Stiamo valutando'” – l’Unità – 5 giugno 2014
“Lo sciopero si sgonfia, il Pd rilancia sulla riforma: ecco la road map” – Europa – 5 giugno 2014
“Che pasticcio in casa Rai, in onda lo sciopero a metà” – il Giornale – 7 giugno 2014