Accordo Italia-Cina sull’istruzione: la mia dichiarazione di voto pro ratifica a nome del Pd

Grazie Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi Deputati, il disegno di legge in esame, già approvato dal Senato il 10 settembre 2015, ratifica l’Accordo sul reciproco riconoscimento dei titoli attestanti studi universitari o di livello universitario rilasciati nella Repubblica italiana e nella Repubblica popolare cinese firmato a Pechino il 4 luglio 2005.

Nel corso della discussione sia nelle Commissioni che in aula diversi colleghi hanno già avuto modo di notare come questo rappresenti un caso in cui la politica interviene con un certo ritardo su una situazione che di fatto si è già sviluppata.

Questo ritardo sconta forse una scarsa consapevolezza del fatto che nell’attuale scenario planetario la Cina si trova ad occupare una posizione di protagonista, non solo degli affari mondiali. In questo, che molti storici ed economisti hanno già battezzato “il secolo del Pacifico”, il baricentro del mondo si è progressivamente spostato verso l’Estremo Oriente, che sempre più si presenta come un’area effervescente dal punto di vista dello sviluppo economico e del commercio internazionale.

L’adeguata comprensione di tale scenario e di tali esigenze contribuisce a porre le basi per un rapporto di fiducia reciproca con la Cina. Sul piano del rapporto bilaterale, l’Italia negli ultimi anni si è mossa di più e meglio di altri Paesi suoi competitori. In linea col tradizionale approccio fondato sulla ricerca della comprensione reciproca, l’Italia ha sviluppato un solido e regolare dialogo con la Cina.

Le visite istituzionali italiane in Cina e cinesi in Italia, che si sono avute nel corso degli ultimi tre anni, testimoniano di questo interesse reciproco a rinsaldare ulteriormente il rapporto bilaterale che dal 2004 abbiamo definito di “partenariato strategico”. Da tempo auspichiamo un indispensabile “salto di qualità” nelle relazioni bilaterali, sia facendo tesoro dei traguardi raggiunti nel campo dell’interscambio commerciale, sia promuovendo, da un lato, un’ulteriore integrazione economica alimentata da un flusso bidirezionale di investimenti,  e, dall’altro, un più solido dialogo politico.

L’Accordo qui in discussione ha lo scopo di semplificare le procedure previste per l’immatricolazione degli studenti, anche a fronte dell’incremento della mobilità tra i due Paesi e, anche in questo caso, chi governa, le istituzioni devono da un lato prevedere e anticipare, dall’altro adeguarsi rapidamente alla realtà in mutamento.

Attualmente, infatti, questo settore delle relazioni italo-cinesi è disciplinato da un Accordo di cooperazione culturale firmato a Roma il 6 ottobre 1978, mentre la cooperazione nel campo scientifico e tecnologico è sancita da un Accordo firmato a Pechino il 9 giugno 1998 e ratificato nel 2007.

L’attuazione nell’ordinamento universitario italiano della Convenzione di Lisbona del 1997 ha determinato dei cambiamenti che dovevano essere registrati attraverso una nuova intesa che ne tenesse conto. L’Accordo prende altresì in considerazione il quadro legislativo derivante dalle ultime riforme effettuate in Italia nel settore dei titoli di studio, con particolare riferimento al regolamento di cui al decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca n. 270 del 2004.

I partenariati territoriali, gli scambi commerciali, turistici e culturali si stanno articolando in un fitto partenariato e contribuiscono a estendere progressivamente la complessiva “superficie di contatto” tra Italia e Cina, e ciò a cominciare dai rapporti “people-to-people”- che i nostri amici cinesi definiscono come “scambi umanistici”.

Alla luce di quanto osservato sinora, si può concludere che l’attrazione in Italia di studenti e imprenditori cinesi è pertanto diventata una priorità strategica. Nel 2014 i consolati italiani in Cina hanno rilasciato oltre 400.000 visti, a fronte dei 100.000 del 2010, collocando l’Italia al primo posto tra i Paesi dell’Unione Europea in termine di visti rilasciati in Cina. Tale politica ha permesso agli atenei italiani di ricevere un numero crescente di studenti cinesi.

Anche dal mondo cinese degli affari sono giunti riscontri molto positivi. La Cina è già il terzo partner commerciale dell’Italia. Al solido interscambio commerciale, che l’Italia è impegnata a riequilibrare, è stata affiancata una politica di crescente coordinamento del sistema economico italiano e di attrazione degli investitori cinesi, che l’accordo oggi in discussione non potrà che migliorare e potenziare.

Ricordiamo che, come riportato nella relazione illustrativa al disegno di legge presentato in prima lettura al Senato, l’Accordo – composto di 9 articoli e 2 allegati – “mira a risolvere il problema della mancanza del reciproco riconoscimento dei periodi e dei titoli di studio ai fini dell’accesso e della prosecuzione degli studi nelle istituzioni universitarie dei due Paesi, anche in rapporto alle modalità di uso sociale in uno dei due Paesi dei titoli conseguiti nell’altro Paese, a fronte di una grande richiesta”.

Pertanto dichiaro il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico.