Sanità e ‘ndrangheta, sindaci Pdl in campo per difendere Pezzano.
Due schiere di sindaci contrapposti: gli uni in sostegno,
gli altri contro Pietrogino Pezzano, il manager fresco di nomina a direttore generale dell’Asl Milano 1 più volte citato nella maxi – inchiesta sulla ‘ndrangheta in Lombardia.
E’ una richiesta di “accesso agli atti”, avanzata dal deputato Pd Vinicio Peluffo: se fosse accettata, il ministro dell’interno Roberto Maroni dovrebbe autorizzare la Prefettura ad aprire un inchiesta sugli atti aministrativi dell’azienda sanitaria, per verificare eventuali collusioni con la criminalità organizzata.
La tensione sul caso Pezzano resta altissima. E ad alimentare la suspense è il silenzio della Lega: nessun amministratore del Carroccio risulta tra i firmatari del documento di solidarietà all’ex direttore dell’Asl di Monza presentato dai 29 sindaci dell’Alto Milanese, tutti del Pdl. Quella di Formigoni, scrivono i firmatari, è «una scelta di qualità e di professionalità che non potrà che fare bene al nostro territorio. «Sono l’efficienza e l’efficacia del sistema sanitario locale ciò che interessa ai cittadini, con ospedali che funzionano e strutture sociosanitarie all’avanguardia nell’offrire servizi e qualità. Per questo non possiamo che esprimere la nostra soddisfazione nel vedere ai vertici della nostra azienda sanitaria proprio il manager che ha ottenuto in Lombardia la migliore performance in occasione del precedente mandato». Gli amministratori berlusconiani auspicano che «anche la Lega, finora attenta come il Popolo della libertà alle esigenze di questo territorio, si unisca alla nostra riflessione».
A far pressione su Formigoni perché si rimangi la nomina sono invece i sindaci e i cittadini che oggi parteciperanno al presidio davanti al Pirellone. La manifestazione è una forma di sostegno alla mozione presentata dai consiglieri regionali dell’Idv, del Pd, di Sel e dell’Udc per chiedere la revoca dell’incarico. Il documento ricorda anche che una delibera di giunta «prevede la possibilità di revoca dell’incarico di direttore generale nel caso in cui si manifestino gravi incompatibilità o conflittualità tra le istituzioni locali e il direttore generale». E le proteste, in questi giorni, sono state numerose.
(La Repubblica)