Intervento di Vinicio Peluffo. “Come deve essere la Rai di domani”
(da L’UNITA’)
Entro il 30 aprile lo Stato dovrà rinnovare alla Rai la concessione per l’esercizio del servizio pubblico radiotelevisivo. Ma prima la legge chiama la commissione di Vigilanza a esprimere un parere sulla cosiddetta convenzione, cioè quell’insieme di diritti e doveri che stanno alla Rai a fronte appunto della concessione esclusiva del servizio pubblico. Da relatore del testo del parere posso dire che le proposte di modifica che abbiamo avanzato non sono poche. E di grande impatto, sia per la tv pubblica che per i cittadini. In ogni caso tutte arrivate al termine di un lavoro a mio parere proficuo, ampiamente condiviso tra le varie forze politiche, per cui spiace ancora di più che il centrodestra – il solo centrodestra – al momento del voto si sia tirato indietro decidendo di non approvare un testo oggettivamente migliorativo della convenzione e che per questo è importante che il governo recepisca integralmente.
Tra le novità che i telespettatori possono toccare con mano, il divieto di messaggi pubblicitari sul gioco d’azzardo e di ogni forma di promozione pubblicitaria possibile sui canali tematici dei bambini; l’impegno a dare una rappresentazione non stereotipata della figura femminile, a promuovere l’alfabetizzazione digitale e a fornire all’utente un’educazione finanziaria (viste le tante vicende nei mesi passati di investimenti sbagliati da parte di cittadini ignari); un ampliamento delle audiodescrizioni per le persone con disabilità visiva nei programmi di informazione, ma anche nelle dirette dei principali eventi sportivi e istituzionali; e l’accesso gratuito via web all’enorme patrimonio rappresentato dagli archivi storici radiofonici e televisivi che la Rai deve provvedere a digitalizzare. Non solo: anche parabole e decoder gratuiti per quegli italiani che non riescono a vedere il digitale terrestre per problemi di copertura del segnale, prevedendo però che sei mesi dopo l’entrata in vigore della convenzione la Rai presenti al Mise un’analisi dei costi per una valutazione della sostenibilità dell’operazione. Viene introdotto inoltre l’obbligo per la Rai di redigere un bilancio sociale, cioè con un elenco dettagliato delle attività svolte in ambito socio-culturale, con particolare attenzione al rispetto del pluralismo informativo e politico, dei diritti delle minoranze e della tutela dei minori.
Ci sono proposte rilevanti come l’aver stabilito un termine entro il quale deve essere approvato il contratto di servizio, con una penale qualora non sia rispettato per responsabilità della Rai accertata dall’Agcom. Questo affinchè non si ripeta più quanto accade ora con un contratto di servizio scaduto ben nel 2012 ancora vigente, perché mai rinnovato. Si stabilisce che il Mise determini la quota di canone da destinare alla Rai su base triennale invece che annuale. In modo che quest’ultima nel programmare gli investimenti abbia certezza di risorse su un orizzonte più ampio. E si chiede che la Rai nel sostenere l’ industria italiana dell’audiovisivo – un concetto importante, per la prima volta espresso – privilegi in particolare la produzione indipendente, quindi i produttori minori.
Non poteva mancare la richiesta di prestare maggiore attenzione al rispetto dei principi di pluralismo, trasparenza e obiettività dell’informazione. Perché prima di tutto gli spettatori del servizio pubblico devono poter contare sulla fondatezza delle notizie ricevute.