Testo intervento alla Camera 4 Maggio 2010

 

Peluffo:
Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per l’ampia risposta, che ha trattato diversi aspetti del contrasto ai reati di violenza sessuale. L’intento dell’interrogazione in esame, come da ultimo ha ricordato nella sua risposta il sottosegretario, era quello di indicare un’esperienza, quella del carcere di Milano Bollate, Pag. 10che appunto non prevede la presenza di sex offenders in reparti separati, ma un vero e proprio progetto di trattamento e presa in carico in maniera intensificata e sezione attenuata.
Ricordo che tale progetto è una sperimentazione pianificata e gestita da professionisti del privato sociale, è iniziata nel settembre del 2005 ed è sostenuta economicamente da un finanziamento integrato della provincia di Milano e della regione Lombardia.
Dopo quattro anni di attività è utile ricordare questi dati: le persone assistite sono state 155 – quelle seguite all’interno del carcere sono 60 mentre quelle seguite nei centri all’esterno sono 95 – e di queste solo tre hanno commesso nuovi reati sessuali.
Tali dati indicano un abbattimento della recidiva di reati di questo tipo e credo che questo debba essere l’obiettivo da perseguire: non soltanto che tali soggetti scontino la pena e il loro debito nei confronti della società ma che, una volta ritornati nella società, non reiterino il reato per cui sono stati oggetto di pene detentive.
Da questo punto di vista credo sia importante l’attenzione che ha dimostrato il sottosegretario, progetti di questo tipo hanno bisogno di un sostegno economico. Nella fattispecie vi è un concorso degli enti locali. Per prevederlo negli altri carceri, o si realizza una pari partecipazione degli enti locali di riferimento e delle altre case di reclusione oppure dovrebbe essere previsto un finanziamento specifico. Per queste ragioni mi dichiaro parzialmente soddisfatto.

ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE 3/00814

Dati di presentazione dell’atto

Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 260 del 17/12/2009

Firmatari

Primo firmatario: PELUFFO VINICIO GIUSEPPE GUIDO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 17/12/2009

Destinatari

Ministero destinatario:

  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
  • MINISTERO DELL’INTERNO
  • MINISTERO DELLA SALUTE
  • MINISTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE
Stato iter:

IN CORSO

Atto Camera

Interrogazione a risposta orale 3-00814

presentata da

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO
giovedì 17 dicembre 2009, seduta n.260

PELUFFO. –

Al Ministro della giustizia, al Ministro dell’interno, al Ministro della salute, al Ministro dell’economia e delle finanze.

– Per sapere – premesso che:

secondo i dati Istat e Ministero delle pari opportunità, sono più di mezzo milione le donne vittime di stupri o di tentativi di violenza sessuale in Italia, si pensi che solo negli ultimi tre anni se ne contano 118 mila e a subire violenza, almeno una volta nella vita, sono state donne dai 14 ai 59 anni;

hanno tra i 25 ed i 44 anni le donne che più frequentemente hanno subito stupro o tentato stupro nel corso della loro vita (3,6 per cento della stessa età), mentre le giovani di età inferiore ai 24 hanno un tasso di vittimizzazione più basso (1,9 per cento). Focalizzando l’analisi sugli ultimi tre anni, le donne più giovani risultano invece le più vittimizzate, essendo le uniche che presentano tassi superiori a quello complessivo (1,4 per cento negli ultimi tre anni contro una media dello 0,7 per cento);

il fenomeno è più diffuso al Nord (3,4 per cento Nord-est e 3,3 per cento Nord-ovest) e nei comuni delle aree metropolitane (3,6 per cento), mentre i tassi sono via via più bassi al diminuire della dimensione demografica;

sempre secondo l’Istat, poi, soltanto il 7,4 per cento delle donne che ha subito una violenza tentata o consumata nel corso della vita ha denunciato il fatto (9,3 per cento negli ultimi tre anni). La quota di sommerso e dunque altissima, visto anche il fatto che tra le donne che hanno subito violenza, sia tentata sia consumata, nel corso della vita e che hanno scelto di parlarne con qualcuno, la maggior parte lo ha fatto con un familiare o con un amico o, al massimo, un vicino, mentre è residuale la percentuale di coloro che si sono rivolte ai servizi sociali, alle forze dell’ordine, a uno psicologo o a un medico. Le donne che hanno subito violenza negli ultimi tre anni, invece, ne hanno parlato soprattutto con amici o vicini e un po’ meno con i familiari;

in generale, circa la metà (9 milioni 860 mila, pari al 55,2 per cento) delle donne in età 14-59 anni hanno subito nell’arco della loro vita almeno una molestia a sfondo sessuale. Tra queste le molestie verbali e le telefonate oscene sono le più diffuse (rispettivamente il 25,8 per cento e il 24,8 per cento delle donne in età 14-59 anni) seguono gli episodi di pedinamento e gli atti di esibizionismo (entrambi quasi il 23 per cento ) e le molestie fisiche che raggiungono quasi il 20 per cento;

nei tre anni precedenti l’indagine Istat, il 9,9 per cento delle donne tra i 14 e i 59 anni ha subito molestie verbali, il 9,4 per cento ha ricevuto telefonate oscene, il 7,7 per cento è stata pedinata, il 4,5 per cento ha avuto molestie fisiche e il 3,1 per cento ha assistito ad atti di esibizionismo;

la violenza sessuale domestica o commessa da individui noti alla vittima, resta il fulcro del problema, basti pensare che il 69,7 per cento degli stupri (60,9 per cento dei quali commessi da italiani ha protagonisti i partner, il 17,4 è imputabile a conoscenti e solo il 6,2 coinvolge estranei;

solo lo scorso anno il Ministero dell’interno ha catalogato 4.637 reati sessuali;

nella casa di reclusione di Milano-Bollate è stato avviato un progetto di trattamento e presa in carico di autori di reati sessuali in unità di trattamento intensificato e sezione attenuata;

tale progetto, primo tentativo di trattamento e presa in carico di autori di reati sessuali nella realtà penitenziaria italiana, ha previsto la costituzione di un’unità di trattamento intensificato (ex articolo 115, 4o capoverso del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000);

la sperimentazione (pianificata e gestita dai professionisti del privato sociale che fanno parte del CIPM) inizia nel settembre 2005 ed è economicamente sostenuta da un finanziamento integrato della provincia di Milano (20 mila euro) e della regione Lombardia (50 mila euro);

questa soluzione è stata pensata come valida alternativa alla detenzione in reparti protetti, alla solitudine fisica ed emotiva, all’isolamento che talvolta permettono l’instaurarsi di un circolo vizioso in cui disagio, rancori, violenze fisiche e verbali contribuiscono ad aggravare situazioni problematiche che spesso esitano in vere e proprie patologie;

il trattamento è concepito come l’offerta per l’individuo della possibilità di comprendere, ridefinire e quindi modificare il significato finora dato alla propria esistenza, e come un’opportunità di rielaborare il proprio reato e capirne fino in fondo le dinamiche e le conseguenze;

l’attività è centrata su tre gruppi socio-educativi (sulla comunicazione e abilità sociali, sulla prevenzione della recidiva e sulla gestione del conflitto) a cui sono stati affiancati altri tipi di interventi, come colloqui psicologici e criminologici individuali di approfondimento e altre attività di tipo motorio, creativo ed espressivo, al fine di rendere il trattamento più completo ed efficace possibile, tenendo soprattutto conto della variabilità individuale e della eterogeneità delle problematiche e delle necessità;

l’equipe trattamentale è costituita da diverse figure professionali, quali criminologi, psicologi, educatori, psicodiagnosti e un’arteterapeuta;

gli interventi trattamentali per autori di reati sessuali realizzati in ambito penitenziario sono una forma di prevenzione terziaria orientata prevalentemente alla riduzione della recidiva e al miglioramento della qualità della vita dell’individuo;

nel corso degli anni l’Unità di trattamento si è dimostrata essere oltre che luogo di cura e di trasformazione anche uno spazio disponibile per i detenuti per poter acquisire e sperimentare nuove modalità di incontro e relazione, nonché la possibilità per l’equipe di portare avanti un lavoro di osservazione e revisione continua, che ha permesso di aggiornare e modificare costantemente il programma stesso;

dopo quattro anni di attività le persone assistite sono state 155 tra coloro che sono stati seguiti all’interno del carcere (60) e coloro che vengono seguiti nei centri all’esterno (95) e di queste solo 3 hanno commesso nuovi reati sessuali -:

quali siano gli interventi attuati in materia di recupero di rei di violenza sessuale e con quali risultati e se non ritengano opportuno prevenire questa tipologia di reato, che è quella più diffusa tra le mura domestiche e paradossalmente più nascosta, attraverso dei programmi di recupero anche attraverso il coinvolgimento del privato sociale;

quali siano le risorse a disposizione per interventi di recupero riferite ai reati di abuso sessuale e con quale metodologia vengono distribuiti e se non ritenga opportuno aumentare le risorse per il recupero e il reinserimento dei detenuti, modo efficace affinché venga diminuita sostanzialmente la recidività dei reati;

se non ritengano opportuno istituire in ogni casa di reclusione, in cui sono presenti persone che hanno fatto abusi sessuali, un servizio di recupero che possa entrare in rete con strutture esterne per continuare il programma e il controllo anche al momento della fine della reclusione. (3-00814)