Intervento in aula le Ipotesi d’infiltrazioni mafiose nel comune di Bollate.

immagine documento Intervento del Governo:
ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, do lettura all’onorevole Fiano e all’onorevole Peluffo, che replicherà, degli elementi di risposta forniti dal Ministero dell’interno, al quale è stata correttamente rivolta l’interrogazione.
Il contrasto alla criminalità organizzata, in particolare ai tentativi di infiltrazione mafiosa nelle amministrazioni locali, costituisce una delle priorità nell’azione del Governo. L’attività della direzione nazionale antimafia e delle forze di polizia è costantemente protesa ad individuare ogni possibile turbativa al libero esercizio del diritto di voto, alla legalità e trasparenza dell’azione amministrativa degli enti locali.
Nel corso di vaste e articolate attività di indagine sulla ‘ndrangheta calabrese e sulle proiezioni extraregionali – ivi compreso il territorio lombardo richiamato nel documento parlamentare – sono emerse ipotesi di reato, tuttora al vaglio dell’autorità giudiziaria per la complessità degli elementi raccolti.
In particolare, riporta il Ministero dell’interno che, nel corso dell’operazione «infinito» – portata a termine nel luglio dello scorso anno – sono state eseguite 154 ordinanze di custodia cautelare, emesse dal giudice per le indagini preliminari di Milano a carico di altrettante persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione a delinquere di tipo mafioso ed illecita detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.
Secondo il Ministero dell’interno l’operazione costituisce l’epilogo di diversi filoni investigativi tra loro collegati, che hanno dato conto di strategie, modalità operative e assetti organizzativi della criminalità organizzata calabrese, sia nei territori di origine che nel nord Italia.
Per il Ministero dell’interno il quadro accusatorio che avanza per la Lombardia è l’ipotesi di gruppi stanziali, organizzati, con un certo grado di indipendenza dalle ‘ndrine calabresi. Tali gruppi, ai fini di un maggior controllo del territorio, avrebbero tentato di infiltrarsi nelle amministrazioni locali. In tal modo – riporta il Ministero dell’interno – anziché operare con le modalità tipiche della criminalità organizzata, avrebbero messo in piedi una rete di interessi diretta a utilizzare il territorio per le proprie lucrose attività.
Per quanto riguarda la specifica realtà del comune di Bollate, il Ministero dell’interno conferma che, nel corso delle indagini, è emerso l’interesse ad avere una rappresentanza in seno al consiglio comunale.
In conclusione, il Ministero ribadisce che il procedimento penale è ancora nelle fasi delle indagini preliminari e, pertanto, coperto da segreto istruttorio. Qualora all’esito delle indagini dovessero emergere sintomi di condizionamento dell’attività del comune da parte della criminalità organizzata, il Ministero dell’interno assicura che verranno attivate tutte le misure necessarie per il ripristino delle condizioni di legalità.

PELUFFO. Signor Presidente, dichiaro la nostra insoddisfazione nei confronti della risposta alla nostra interrogazione letta – per questo lo ringrazio – dal Ministro Vito. Tale interrogazione, lo voglio ricordare, recepisce il contenuto di un medesimo atto di sindacato ispettivo rivolto sempre al Ministro dell’interno e depositato il 28 settembre 2010, riguardo al quale, fino ad ora, non vi era stata risposta.. Tale atto era stato presentato a seguito dall’indagine Infinito, le cui intercettazioni e i cui atti d’inchiesta dimostrano i tentativi del boss della ‘ndrangheta di Bollate di condizionare le elezioni amministrative della scorsa primavera.
Nel frattempo, il boss, che era sfuggito alla cattura nel luglio dello scorso anno, dopo una latitanza in provincia di Milano, è stato arrestato a San Giuliano Milanese ed è già stato trasferito dal carcere di San Vittore a quello di Ancona. Signor Ministro, le forze dell’ordine hanno fatto il loro dovere ottenendo un importante risultato in termini di repressione. Voglio ricordare i capi d’accusa che pendono sul boss della ‘ndrangheta di Bollate: associazione a delinquere di stampo mafioso, usura e turbativa di consultazione elettorale.
Quindi, con la risposta di oggi il Governo dimostra di non fare fino in fondo il proprio dovere, in ragione della mancata sollecitazione della Commissione d’accesso per verificare cioè se ci siano stati condizionamenti del voto amministrativo. I cittadini bollatesi hanno diritto di sapere se il proprio voto è stato sporcato e inquinato dalla ‘ndrangheta. Il problema è che non stupisce la risposta, perché la scelta del Ministro è già stata la medesima per quanto riguarda il comune di Borgarello in provincia di Pavia, dove il sindaco è stato arrestato in seguito ad un’indagine della DIA. Anche in quel caso non è stata attivata la Commissione per l’accesso, così come a Desio, dove il comune è stato sciolto semplicemente per le dimissioni contestuali della maggioranza dei Consiglieri comunali.
Quindi, il Ministro dell’interno e il Governo aprano gli occhi, rileggano l’ultima relazione della Direzione nazionale antimafia che definisce la Lombardia colonizzata dalla ‘ndrangheta e seconda regione per infiltrazioni. Faccia tutto il possibile per prevenire, utilizzi gli strumenti dell’accesso e, quindi, mandi la Commissione per l’accesso a Bollate e in tutti i comuni dove serve (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).