Peluffo: Soldi e aree, l’Expo all’ultimo bivio.

immagine documento Ancora non si possiedono i terreni su cui si svolgerà l’evento, non è chiaro se e quanti finanziamenti arriveranno, i soci della società di gestione sono in perenne guerra tra di loro, nessuna gara d’appalto è ancora stata bandita e pure la filosofia dell’evento è stata stravolta: non ci sarà più l’orto planetario progettato da Stefano Boeri che avrebbe dovuto rimanere in eredità alla città. Ecco la tragica radiografia di Expo a quattro anni dall’inaugurazione e a tre anni dall’anniversario dell’assegnazione all’Italia, che ricorre giovedì prossimo.
Se ce l’avessero chiesto nel 2008, freschi di vittoria di Milano sulla rivale turca Smirne a sede dell’Esposizione internazionale del 2015, mai avremmo potuto immaginare un “avanzamento lavori” così disastroso. La designazione di Milano a rappresentare l’Italia, compiuta dall’esecutivo Prodi, fu accompagnata da un vero e proprio gioco di squadra tra istituzioni di colore diverso. Subito dopo, però, smaltita la sbornia della festa, con il cambio di esecutivo nazionale cominciarono gli inciampi, frutto di scontri di potere misti a dilettantismo manageriale: vedi il braccio di ferro sulla governance della società di gestione dell’Expo tra il sindaco di Milano e il ministro Tremonti, che tenne l’operazione in stand by fino all’autunno 2008; i successivi 14 mesi all’insegna dell’inefficienza del primo amministratore delegato, il parlamentare Pdl, Lucio Stanca, che si ricordano più per la querelle sul suo doppio stipendio che per i risultati raggiunti (anzi uno ne raggiunse: inviso anche a Tremonti, riuscì a farsi ridurre il tetto di spesa dei fondi statali per la gestione corrente della spa al 4%); e la mancata soluzione alla questione delle aree del sito Expo (un milione di metri quadrati a Rho-Pero di Fondazione Fiera e gruppo Cabassi) che lo scorso autunno fece temere per la registrazione dell’evento, avvenuta poi sul filo di lana con un finto raggiunto accordo con i proprietari, sulla “disponibilità” dei terreni. Se quanto patito finora non bastasse a rendere tangibile il rischio della realizzazione di un evento raccogliticcio, lontanissimo dalle previsioni iniziali, ancora una volta oggi siamo sul punto di intravedere il baratro, per l’insipienza di un centrodestra, governo e amministrazioni locali tutte, incapace alla prova dei fatti di risolvere i nodi.
Il 19 aprile ci aspetta un nuovo appuntamento con il Bie, l’Ufficio internazionale delle esposizioni di Parigi. Qualche soluzione per allora bisognerà pur trovarla. Non solo la Expo spa non ha ancora la titolarità dei terreni, ma la trattativa sul comodato d’uso con i privati è assolutamente in alto mare. L’attesa perizia dell’Agenzia del territorio a cui i soci, in disaccordo tra loro, si sono rivolti per la valutazione economica del progetto del diritto di superficie, continua a slittare, ma il consiglio comunale che dovrebbe approvare l’accordo di programma sulle questioni urbanistiche del sito si scioglierà per andare al voto a metà maggio. Per non parlare dei finanziamenti: gli enti locali dovrebbero versare, da qui al 2015, 680 milioni di euro, peccato però che la Provincia abbia già messo in discussione i suoi 132 e che la Camera di commercio non possa – per statuto – garantire i fondi per le infrastrutture, che ammontano a quasi 100 milioni di euro. E se non bastasse, la prima gara per ripulire il sito dalle “interferenze” ha già due mesi di ritardo, da aprile slitterà almeno a giugno.

Quindi le ruspe a Rho-Pero non arriveranno prima di ottobre.
Insomma è una corsa contro il tempo e che per di più a fine esposizione rischia di tradursi in un grande regalo ai privati, perché in cambio del comodato d’uso dei terreni di loro proprietà, potranno costruire 400mila metri quadrati di edifici. Invece del comodato d’uso, meglio sarebbe stato affrontare la questione aree con la realizzazione di una Stu, una società a capitale misto pubblico-privato con finalità di riqualificazione territoriale. La scelta più semplice e trasparente che, però, chiaramente ha il “difetto” di non garantire gli interessi di parte. Intollerabile sarebbe, invece, il ricorso ai Poteri di protezione civile che la Moratti ha avuto in qualità di commissario. Il lascito di Expo al Paese va salvaguardato sin da adesso comunicando e condividendo la futura destinazione del sito con la “città”, tutta.
Ieri il sindaco Moratti presentando la sua lista d’appoggio alle elezioni comunali “Giovani per Expo” ha detto letteralmente che “gli impegni di Expo non si possono improvvisare” e ha invocato la continuità istituzionale come condizione per la buona riuscita dell’evento. Voleva fare dell’ironia?

28 marzo 2011

(l’Unità)