Ma è l’Expo di Milano o la Salerno-Reggio?

Problema terreni. Ancora non è stata acquisita l’area dove sorgerà l’esposizione e il tempo stringe. Lady Moratti ora ha la testa solo alla campagna elettorale, che la vede in corsa col fiatone. E Formigoni non la aiuta.
Basta dare un’occhiata al libro fotografico di 160 pagine inviato da Letizia Moratti ai milanesi, per capire come l’Expo 2015 sia diventato per la politica di centrodestra milanese “un fastidio” piuttosto che un «fiore all’occhiello dell’italianità nel mondo». Gli spin doctor del comune di Milano, che stanno sudando sette camicie per ridare slancio alla Moratti in vista dello scontro elettorale con Giuliano Pisapia di metà maggio, hanno preferito dedicare all’evento internazionale appena cinque pagine del tomo confezionato dalla tipografia Camuna di Brescia. Per di più negli ultimi capitoli, mettendo in testa una corposa infografica sull’assistenza agli anziani. Del resto, la soluzione del nodo dei terreni dove sorgeranno i padiglioni dell’Expo 2015, la base della manifestazione che coinvolgerà tra quattro anni il capoluogo lombardo, si muove al ritmo di un «vecchierel canuto e stanco», come direbbe il Petrarca.
Un lento logoramento, racchiuso nello scontro tra le ambizioni politico istituzionali del presidente di regione Lombardia Roberto Formigoni e il tentativo di controllo del commissario straordinario Letizia Moratti. Tanto che per risolvere la paralisi, tra chi come palazzo Marino sosteneva il comodato d’uso e chi al Pirellone proponeva una newco per acquisire le aree, è dovuta intervenire l’agenzia del Territorio che ha fissato il prezzo dei privati.
Ma la storia non è cambiata. Ieri c’è stata l’ennesima battuta d’arresto, con Fondazione Fiera e Gruppo Cabassi che hanno chiesto un’altra settimana per capire se andare incontro alla proposta di comune e regione: versare 75 milioni di euro, anziché 50, come contributo ai costi di infrastrutturazione.
Formigoni è ottimista: «Io ovviamente spero ci dicano di sì. Se ci diranno di no bisognerà percorrere un’altra strada». Ma è la Moratti, al solito, a collezionare l’ennesima sconfitta. Il sindaco auspicava che la vicenda si chiudesse domani, ma non c’è stato verso: serve più tempo. Ulteriore segnale di un malessere diffuso che accompagnerà l’Expo 2015 fino al 19 aprile, il giorno fatidico di incontro con il Bie. «Ci auguriamo tutti che la cieca ostinazione della Moratti a perseguire la strada del comodato d’uso (sbagliata in modo evidente sin da subito) non si trasformi in un micidiale boomerang», ricorda il deputato del Partito Democratico Vinicio Peluffo, che ha chiesto al governo di intervenire nell’aula di Montecitorio per capire lo stato di avanzamento dei lavori.
Ai piani alti del Pirellone sostengono che la vera chiusura dei giochi ci sarà dopo il vertice di Parigi, dove verrà presentato un piano per tenere a bada le richieste del Bureau International des Exposition. La Moratti e Formigoni, infatti, avrebbero stipulato un accordo pre elettorale, per evitare nuovi capitomboli politici all’ex ministro dell’Istruzione. Perché appare ormai evidente che la fretta del sindaco di chiudere la partita, parallela ai tempi della campagna elettorale, non stia facendo altro che innervosire ancora di più i proprietari privati delle aree, già sul piede di guerra per i continui capovolgimenti di fronte degli ultimi tre anni.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Le ruspe nei cantieri sono ancora ferme. Industriali e imprenditori non perdono giorno per mostrare le loro preoccupazioni per quell’evento che doveva rappresentare il volano dell’economia italiana dopo gli anni di crisi economica.
D’altra parte dopo la vittoria di Parigi il 31 ottobre del 2008, l’avvicinamento alla chiusura dell’impasse, cioè al controllo politico della manifestazione, ha subito rallentamenti di ogni tipo. Sulla partita, negli ultimi mesi, è venuto a mancare un appoggio importante per l’ex ministro dell’Istruzione. Se nell’estate del 2010 il ministro dell’Economia Giulio Tremonti insieme alla Lega Nord di Umberto Bossi avevano mostrato interesse nel contrastare il potere formigonian-ciellino della Compagnia delle Opere, ora sembrano essersi completamente sfilati. Anzi, il Carroccio di Expo, in campagna elettorale, non vuole neppure sentire parlare. Quando è accaduto, con il viceministro ai Trasporti Roberto Castelli intervenuto per stoppare le aziende calabresi in odore di ’ndrangheta, sono arrivate critiche perfino da magistrati che combattono da anni la criminalità organizzata.
Ieri Tremonti ha deciso di venire in soccorso del capoluogo lombardo, proponendo sgravi fiscali simili all’Irlanda e temporanei per chi investe, ma senza fare cenno all’Expo 2015. Dice Manfredi Palmeri, candidato sindaco del Terzo Polo. «Tenuto conto delle difficoltà di Expo e della scarsità di risorse pubbliche destinate, andrebbero incentivati gli investimenti privati, magari prevedendo una “clausola Expo” nell’ambito del regime fiscale agevolato di cui si parla per Milano». Chissà cosa ne pensa il ministro del Tesoro.