Adesso Milano vuole il suo pezzo di Rai.

Un pezzo di Rai anche a Milano: in effeti e discorso mica nuovo, periodicamente torna in auge, d’altronde lo vogliono tutti. E pero, nei fatti, la televisione di
Stato continua irremovibile a restare pressoche del tutto romanocentrica, almeno per quanto riguarda gli snodi strategici.
E intendiamoci, non e che si trata di trasferire al nord le insopportabili logiche spartitorie. E nemmeno – almeno
qui ci si tenta – di etichettare politicamente una quesione che invece attiene piu che altro a un iequilibrio territoriale di pesi e di risorse. Tanto per dirla chiara: che sia ormai necessario trasferirne qualche struttura decisionale di un certo peso proprio a Milano – chessò, una direzione di rete piuttosto che il centro di produzione di cui si parla da tempo immemorabile – ecco, non è soltanto convinzione leghista. In questo senso, basta ascoltare quel che della faccenda pensa Giuliano Pisapia, candido sindaco della metropoli per il centrosinistra: «Senza dubbio la mia e una posizione favorevole – ci dice Pisapia – al fatto che una rete o comunque una struttura significativa della Rai trovi a Milano non soltanto una sede permanente, in questo modo rafforzando quel che già è presente e operativo. Ma anche e soprattutto che vengano individuati gli spazi affinchè tale struttura possa diventare stabile nel tempo, e non occasionale.
Ed Emanuele Fiano, deputato Pd e storico esponente del centrosinistra milanese, aggiunge che «questa campagna la conduciamo esplicitamente. Perche l’importanza di Milano e del nord, dal punto di vista economico e strategico, e una questione oggetiva».

RIFORMARE IL PACHIDERMA

Dichiarazioni che, per una volta, risultano intonate anche rispetto alle opinioni di Matteo Salvini, europarlamentare nonche capogruppo della Lega Nord in consiglio comunale, personalita del Carroccio ormai di valenza nazionale. E in effetti proprio la Lega sull’argomento, ha alzato la voce…
Una questione tornata d’attualita anche grazie alla richiesta direttamente rivolta al nuovo direttore generale
dell’ente di Stato, Lorenza Lei, dal consigliere dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti e della Fnsi Pierfrancesco Gallizzi. II quale, in sostanza, auspica che «il ruolo della sede Rai di Milano venga riconsiderato e finalmente lanciato». Per la verita, un annetto fa, l’attuale ministro per lo Sviluppo Economico Paolo Romani all’epoca era viceministro con delega alle Comunicazioni riteneva possibile che il sito dell’Expo potesse venir uilizzato proprio per creare un nuovo centro di produzione Rai a Milano dopo il 2015, al termine dell’esposizione universale.
«Una sorta di Saxa Rubra 2 al nord – diceva Romani, riferendosi al grande centro di Roma – se lavoreremo bene avremo l’opportunita di avere un centro di produzione di 60 mila metri quadri. Anche perche quello attuale, in via Mecenate, e in affitto, e il contratto scadrà proprio nel 2015.
A questo proposito Vinicio Peluffo, deputato del Pd e componente della Commissione di Vigilanza Rai e anch’egli favorevole allo spostamento d’equilibrio, fa presente di avere recentemente presentato un’interrogazione all’azienda proprio per sapere qualcosa dell’idea di Romani, «e pero mi e stato risposto che, a oggi, la stessa Rai non ha preso decisioni d’investimento in merito»
C’e poi Rai 5, il canale visibile sul digitale terrestre: la Lega proponeva di trasformarlo in una sorta di canale dell’Expo, proposta che trovava in qualche modo d’accordo anche il presidente Paolo Galimberi – che però s’affrettava a precisare che non sarebbe diventato un «canale del nord». E comunque, nulla anche su questo fronte: ancora Peluffo ci informa che «sempre la Rai ha precisato che al limite Rai 5 potrebbe si produrre programmi per l’esposizione milanese, ma solo se la societa Expo è disposta a pagarli».

(Libero)

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