Testo interrogazione: rifiuti tossici a Cornaredo

Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell’interno, al Ministro della salute, al Ministro degli affari esteri.

Per sapere – premesso che:

lo stabilimento ex SISAS situato in Rodano (MI) occupa una superficie di 330 mila metri quadrati ed è compreso nel cosiddetto «Polo chimico di Pioltello-Rodano». In questa area erano stimate essere presenti in due discariche, denominate A e B, circa 280.000 tonnellate di rifiuti industriali (idrocarburi policiclici aromatici, residuo della produzione di colle e solventi contaminati con mercurio) di cui 50.000 tonnellate di nerofumo, dovuti ai processi produttivi. Una terza discarica, denominata C, sarebbe stata già svuotata di circa 35.000 tonnellate di rifiuti;

il polo chimico di Pioltello-Rodano è inserito nella lista dei siti di bonifica di interesse nazionale;

dal 1986 il tribunale di Milano ha condannato SISAS alla bonifica delle discariche, ma la sentenza è stata disattesa e dunque è sfociata nell’apertura da parte della Commissione europea di una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia nel 2002 per violazione della direttiva EC 1975/442/CEE;

la condanna arriva nel settembre 2004 per non avere ancora bonificato, a distanza di anni, le tre discariche ritenute pericolose e illegali, in violazione di direttive dell’Unione europea riguardanti l’obbligo di autorizzazione delle discariche e l’obbligo alla prevenzione dei danni all’ambiente, all’atmosfera e alla salute umana (caso C 383-02);

il 21 dicembre 2007 è stato sottoscritto un accordo di programma (AdP) da 120 milioni di euro (poi saliti a 164, ma la regione ha erogato solo 32 milioni) tra tutti gli enti pubblici interessati (Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, regione Lombardia, provincia di Milano e comuni di Pioltello e di Rodano) e TR Estate 2, la società originariamente incaricata della bonifica;

il 24 giugno 2010, TR Estate 2 decide unilateralmente di ritirarsi dall’AdP, accusando gli enti pubblici di non aver rispettato la tempistica prevista per le autorizzazioni allo smaltimento dei rifiuti. TR Estate 2 dichiara di aver impiegato 25 milioni di euro per questi due anni di attività, avendo bonificato completamente la discarica C, asportando 35.000 tonnellate di scorie;

in conseguenza di quanto verificatosi, i primi giorni di settembre 2010 il commissario delegato su ordinanza della Presidenza del Consiglio dei ministri per la bonifica dei sito Sisas ha indetto una gara concernente lo smaltimento dei rifiuti residui, vinta da Daneco Impianti per euro 36.8 milioni. I lavori dovrebbero terminare entro marzo 2011;

il 28 ottobre 2010, la Commissione europea, prendendo atto della data indicata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, ritenendo che l’Italia non abbia ottemperato all’obbligo di sanare la situazione relativa ai rifiuti illegalmente stoccati nell’area ex SISAS, ha deferito ancora una volta l’Italia alla Corte europea di giustizia, chiedendole di imporre sanzioni finanziarie pari a 195.840 euro al giorno a partire dalla data della eventuale seconda sentenza della corte fino al giorno dell’effettiva ottemperanza degli obblighi imposti, ed una sanzione unica pari a 21.420 euro al giorno per il periodo intercorrente tra la data della prima sentenza e quella della seconda;

al 4 gennaio 2011, secondo il comune di Pioltello, sarebbero state smaltite circa 50.000 tonnellate di scorie, pari a circa 1/6 della quantità totale, comprese e 50 mila tonnellate di nerofumo definite dalla stampa come maggiormente pericolose a causa di elevati livelli di contaminazione da mercurio. Visto che non sarebbe possibile smaltire questi rifiuti in discariche italiane, per la scarsa disponibilità di impianti autorizzati a ricevere rifiuti pericolosi, la Daneco Impianti ha conferito le scorie ad una discarica gestita dalla società spagnola Befesa, situata in Nerva (Huelva) nella regione Andalusia;

oltre ai rifiuti provenienti dall’area ex SISAS la discarica di Nerva accoglie notevoli quantità di rifiuti, anche pericolosi, in provenienza dai lavori di bonifica dello stabilimento ex Stoppani di Cogoleto (Genova) e gestite dalla ditta Riccoboni S.p.A oltre che rifiuti pericolosi in provenienza dalla società Ilva di Genova;

queste spedizioni in partenza dal porto di Genova sono state oggetto di contestazioni da parte di associazioni ecologiste e partiti spagnoli, in quanto la discarica di Nerva non risulta essere dotata di quegli impianti di pre-trattamento, sia termico che fisico-chimico, che soli potrebbero permettere il necessario smaltimento in sicurezza dei rifiuti pericolosi in provenienza dall’Italia;

il 4 febbraio 2011, il commissario delegato scrive al sindaco del comune di Pioltello dichiarando che al 31 gennaio 2011, circa 213.000 tonnellate di rifiuti pericolosi e non pericolosi, di cui circa 134.000 tonnellate sono state avviate a smaltimento in impianti autorizzati, le rimanenti 62.700 tonnellate sono state confinate in sicurezza all’interno dell’area Sisas in attesa di un non meglio precisato «conferimento» ad impianti autorizzati entro la seconda/terza decade di febbraio 2011;

il 18 febbraio un articolo pubblicato dal quotidiano Il Manifesto pubblica una fotografia che mostra come dei sacchi bianchi («big bags») siano in fase di carico sulla nave «Zeeland» in provenienza da un automezzo identificabile come proprietà della società «Settentrionale Trasporti» specializzata nel trasporto rifiuti. I «big bags» dovrebbero contenere i rifiuti pericolosi dell’area ex SISAS. La «Zeeland» è poi salpata in direzione del porto di Siviglia, da dove i rifiuti vengono trasportati verso la discarica di Nerva;

nei giorni 25, 26 e 27 febbraio 2011 Greenpeace riceve segnalazioni ritenute credibili in merito ad ulteriori, intensi traffici di mezzi pesanti in uscita dall’area ex SISAS in direzione di semplici aree di stoccaggio lombarde, quali: Vallesabbia Servizi, Agnosine (Brescia); Solter srl, Saronno (Varese); Gamma Recuperi srl, Cornaredo (Milano). Questa operazione di «parcheggio» dei rifiuti, in attesa del loro smaltimento finale, contraddice le pochissime notizie filtrate finora sullo stato dei lavori confermando quindi anche l’assoluta opacità sui siti di smaltimento finale dei rifiuti e sollevando vivissima preoccupazione rispetto alla possibilità che decine di migliaia di tonnellate di rifiuti pericolosi vengano disperse nel territorio lombardo, causando un inquinamento diffuso e difficilmente tracciabile. Ma non solo la Lombardia sembra interessata da queste operazioni, nella seconda metà di marzo, secondo quanto riferito da organi di stampa, una protesta locale ha impedito ad alcuni mezzi di scaricare materiale proveniente dalla bonifica dell’area ex-Sisas di Pioltello nella discarica sita in frazione Pogliani del comune di Chivasso (TO);

il 7 marzo 2011, la società Daneco Impianti rilascia un comunicato stampa affermando che – secondo analisi condotte in proprio ed apparentemente non validate da laboratori pubblici – nelle discariche A e B sarebbero presenti 59.000 tonnellate di rifiuti pericolosi, di cui 7.800 tonnellate contaminate da mercurio a livelli superiori la soglia di pericolosità definita dalla legislazione vigente;

Daneco Impianti afferma di aver spedito a Nerva 25.000 tonnellate di rifiuti pericolosi classificati secondo il codice CER 19.13.01* – rifiuti derivanti da bonifiche contenenti sostanze pericolose -. Secondo Daneco, «il sito in questione è costituito da impianti per il trattamento chimico-fisico dei rifiuti pericolosi (D9), nonché inertizzazione e stabilizzazione previsti dalla normativa vigente». Daneco avrebbe effettuato queste spedizioni di rifiuti in base ad una specifica autorizzazione all’importazione rilasciata dalle autorità andaluse;

il 7 marzo, le autorità andaluse hanno inviato a Greenpeace copia dell’autorizzazione (referenza IT 013587) all’importazione rilasciata alla Daneco Impianti per un totale di 60.000 tonnellate di rifiuti provenienti dall’area ex Sisas di Pioltello-Rodano. L’autorizzazione concerne rifiuti classificati con codice CER 19.13.02 ovvero rifiuti non pericolosi provenienti da attività di bonifica;

se si dovesse confermare che questa è l’unica autorizzazione esistente, si può ipotizzare che la Daneco avrebbe intenzionalmente declassificato i rifiuti pericolosi spediti in Spagna a meno che le autorità andaluse non abbiano volutamente reso pubbliche informazioni parziali e, in definitiva, fuorvianti;

i rifiuti di Cornaredo si trovano presso la Gamma Recuperi srl, una società che prima d’ora sembrerebbe non essersi mai occupata di rifiuti pericolosi. L’amministratore unico della Gamma Recuperi è Carlo Mignosi, che è pure socio e amministratore unico della EURAM SRL, altra società che si occupa di trattamento e smaltimento di rifiuti pericolosi, la cui sede è sempre in via Verona a Cornaredo. Da quanto è stato dichiarato ai giornalisti de Il Giorno, che sono stati alla Gamma Recuperi in data 4 maggio, a Cornaredo si trovano 4000 tonnellate di rifiuti ex SISAS. Un quinto dei rifiuti conferiti sarebbe già stato trasferito in Germania. Il resto dovrebbe essere trasferito con circa 160 trasporti entro la fine di maggio;

i rifiuti, una volta lasciata la Gamma Recuperi, vengono portati a Baranzate, alla Ecoltecnica Italiana spa di via Cristina di Belgioioso (www.ecoltecnica.com). Secondo le informazioni raccolte nella rete, si tratta di una società che è già stata protagonista di operazioni poco limpide;

l’Ecoltecnica è stata infatti al centro di un’indagine che nel dicembre 2003 si è conclusa con l’arresto di due dirigenti per aver favorito lo smaltimento irregolare di rifiuti speciali. I Carabinieri del NOE avevano accertato l’ingresso di carichi di rifiuti pericolosi, che dopo una breve sosta uscivano come normali grazie alla modifica dei formulari di trasporto, come riportato in un articolo del Corriere della sera del 30 luglio 2004;

i materiali provenienti da Cornaredo vengono portati presso la Ecoltecnica, dove rimarrebbero massimo due ore e poi proseguono per la Germania. Questo passaggio potrebbe servire a facilitare l’ingresso dei carichi in altri Paesi europei, in quanto la Ecoltecnica è un’azienda attiva da anni e conosciuta, mentre la Gamma Recuperi, come già detto, non risulta neanche iscritta all’albo -:

se corrispondano al vero le notizie riportate, quali siano i dettagli della vicenda dei rifiuti della ex Sisas e quali siano le motivazioni di stoccaggio dei materiali a Cornaredo prima, gestiti dalla Gamma Recuperi, e successivamente a Baranzate gestiti dalla Ecoltecnica che a sua volta dovrebbe inviarli all’estero e quali siano i motivi per cui i rifiuti non siano stati inviati all’estero immediatamente dal sito della ex Sisas;

se gli appalti alle varie società siano conformi al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 «Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE», se tutte le società avevano le caratteristiche previste dalla 163/2006 o tali appalti siano andati in deroga attivando i poteri commissariali;
se non risultino attività di declassamento per i rifiuti inviati in Spagna viste le dichiarazioni inserite nel dossier di Greenpeace;

vista la tossicità dei rifiuti se esistano pericoli di salute per la cittadinanza residente nei comuni dove è avvenuto lo stoccaggio e se i luoghi dove sono stati stoccati rifiuti abbiano l’autorizzazione per questo tipo di rifiuti tossici e se sia stato monitorato l’eventuale inquinamento causato.

On. Vinicio PELUFFO

(5-04811)

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