Dem meno ostili con Matteo 2.0 Grande l’attesa per quello che può diventare uno dei protagonisti della “gara” nel centrosinistra
(da Europa)
Senza l’iniziativa di Matteo Renzi, probabilmente il dibattito generazionale che ha segnato l’ottobre democratico non avrebbe mai visto la luce. Almeno quella mediatica. Nel Pd sono in molti a pensarla così, che siano d’accordo o meno con il sindaco di Firenze.
Così come in molti vedono nella seconda edizione della Leopolda un passo avanti rispetto allo scorso anno, quando il tema della rottamazione prevaricò tutti gli altri. Insomma, se – come dice Debora Serracchiani – «in politica lo scontro delle idee è vita, quello delle persone è vanità», da questo fine settimana vissuto sull’asse Firenze-Napoli dovrebbe uscire un Pd assolutamente vitale.
Lo riconosce anche il segretario dei Giovani dem, Fausto Raciti: «Renzi questa volta mette sul piatto contenuti chiari, sui quali io posso non essere d’accordo, ma che è sicuramente ascoltare in questa fase di grandi cambiamenti per il nostro paese». Insomma, «la Leolpolda è una sfida politica e Bersani fa bene a rispondere come ha fatto, non chiudendosi dietro una norma dello statuto, ma accettando quella sfida che lo vede fortemente in campo».
Anche i più vicini al segretario, insomma, provano a guardare senza pregiudizi alla Leopolda. «Io lo scorso anno fui l’unica della segreteria a partecipare – spiega Francesca Puglisi – quest’anno sarò a Napoli, dove saremo impegnati a cercare di ricostruire la classe dirigente del Mezzogiorno. Non c’è una competition tra le due iniziative e se da Firenze arriveranno idee e proposte costruttive, come mi aspetto, troveranno un partito pronto all’ascolto».
Un’apertura ancora più netta viene da Marco Meloni, anche lui componente della segreteria nazionale dem, secondo il quale quello che in corso tra i Tq democratici «non è uno scimmiottamento delle vecchie correnti».
I cosiddetti Giovani curdi, ad esempio, saranno presenti sia a Firenze, rappresentati da Claudio Lubatti, sia a Napoli con Giovanni Russo. Nessuna contrapposizione, solo voglia di ascoltare.
«Non guardo con preoccupazione al dibattito, purché sia centrato sui contenuti – spiega dal canto suoVinicio Peluffo, che nel fine settimana tra Firenze e Napoli ha scelto Auschwitz, aderendo insieme a un centinaio di parlamentari alla visita promossa da Walter Veltroni – sarebbe riduttivo concentrare la discussione sul sì o no alle riforme imposte dall’Ue. Dobbiamo piuttosto pensare a cosa è meglio per il paese, a un pacchetto di riforme accompagnato da uno stato sociale inclusivo».
Così, se dalla Leopolda si aspetta proposte in questo senso, da Napoli Peluffo si augura che possa nascere «per il Sud una nuova classe dirigente, da ripensare completamente dopo Bassolino e altre esperienze negative».
Meloni fa un passo oltre: «Credo che anche l’emersione di nuove leadership sia un fatto positivo. Non possiamo pensare ancora che le persone si innamorino di un manifesto politico, senza che nessuno lo impersoni. Certo, è un aspetto che va democratizzato, non posto in contrapposizione al partito. Ma anche da questo punto di vista, Renzi deve essere considerato una risorsa, non un problema».
La pensa diversamente Matteo Colaninno, secondo il quale «per guidare il paese servono esperienza e prestigio internazionale. Per questo, Bersani ha il diritto- dovere di candidarsi a premier, seppur rispettando l’esigenza di inserire anche volti nuovi». Il deputato dem non mette in contrapposizione gli appuntamenti di Firenze e Napoli, ma «qualsiasi iniziativa che può indebolire il Pd – avverte – è intempestiva e sbagliata. Renzi sembra aver cambiato strategia rispetto a qualche tempo fa, speriamo continui su questa strada».