Intervento alla camera sul disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 2 del 2010: Interventi urgenti concernenti enti locali e regioni
Signor Presidente, colleghi deputati, sentendo il calore con cui sono intervenuti anche i colleghi della maggioranza, ci aspettiamo, a questo punto, che anche loro sollecitino il Governo a rispondere urgentemente all’interrogazione sul caso Eutelia che abbiamo presentato alla Commissione attività produttive con i colleghi Damiano e Lulli, che, peraltro, è una delle tante interrogazioni, considerato che la prima l’ho presentata un anno e mezzo fa con il collega Nannicini.
Ad ogni modo, signor Presidente, sono iscritto a parlare per dichiarazione di voto sull’ordine del giorno Cambursano n. 9/3186-A/24 e intendo farlo chiedendo di aggiungervi la mia firma.
Tale ordine del giorno interviene rispetto alle difficoltà della finanza locale dei comuni, perché, come è stato detto da altri colleghi, il decreto-legge sugli enti locali tocca in maniera tangenziale la questione, sapendo che la sede adatta era la legge finanziaria.
Signor Presidente, voglio ricordare che il provvedimento in oggetto affronta il tema della deroga al Patto di stabilità anche in un’altra sua parte, come ha ricordato poc’anzi il collega Nannicini nel suo intervento e, prima ancora, nel corso della discussione sulle linee generali. Egli si riferiva al comma 4-novies dell’articolo 4, che dispone che gli interventi realizzati direttamente dagli enti locali in relazione ai cosiddetti grandi eventi (Expo 2015, Louis Vuitton Cup, mondiali di ciclismo e via dicendo) sono fuori dal Patto di stabilità e tutto ciò è previsto da un comma aggiunto nelle Commissioni. Prendiamo atto che il Governo ha ricopiato testualmente nel maxiemendamento ciò che aveva presentato in sede di Commissioni riunite, cioè un emendamento senza la copertura dovuta.
Il predetto comma 4-novies comporta che sarà necessaria un’ordinanza del Presidente del Consiglio (di nuovo nella logica dell’emergenza e di nuovo con un intervento della Protezione civile) per derogare al Patto di stabilità. Il Governo ha scelto, quindi, una scorciatoia, perché la strada principale era quella della legge finanziaria. Voglio ricordare che in sede di esame della legge finanziaria con i colleghi Misiani, Fiano, Quartiani e De Biasi avevamo presentato un emendamento proprio su questo oggetto; esso non è stato approvato e ne abbiamo riproposto il contenuto in un ordine del giorno che il Governo ha accolto. Quella sarebbe la strada principale, mentre il Governo ha scelto una scorciatoia. Di questi tempi credo che sia dimostrato che non valga la pena fare i furbi a partire dal decreto-legge sulle liste.
Parlo di scorciatoia perché la norma che ho richiamato non ottiene l’obiettivo che proclama. Infatti, leggendo la norma contenuta nell’articolo 77-bis, comma 7-bis, del decreto-legge n. 112 del 2008, essa recita che nel saldo finanziario di cui al comma 5 non sono considerate le risorse provenienti dallo Stato e le relative spese di parte corrente in conto capitale sostenute dalle province e dei comuni per l’attuazione delle ordinanze emanate dal Presidente del Consiglio dei ministri a seguito della dichiarazione dello stato di emergenza. Insomma, questo atto risolve solo la quota parte dello Stato e non la quota che devono mettere gli enti locali.
Signor Presidente, il trucco non è riuscito, la norma è chiara. Quando, allora, un quotidiano nazionale nella sua edizione milanese titolava «Giallo sul decreto salvametro. Sos dal comune di Milano al Governo. La beffa del testo che doveva sbloccare i progetti. Chiesto un parere ufficiale a Roma», il parere ufficiale è che il trucco non è riuscito, non può essere computato. La norma è chiara da questo punto di vista.
Non è stato risolto il problema per il comune di Milano e per la sua quota parte. Adesso cosa farà il Governo per cambiare la realtà della norma? Forse varerà un decreto-legge interpretativo per cambiare in corso d’opera la norma.
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