La battaglia è sull’ Expo
(da La Repubblica)
LA SPERANZA è sempre più debole. Manoa mano che si aggrava la situazione nazionale dei conti, che l’ incertezza economica e politica aumenta, si fa più stretta la strada verso la deroga al patto di stabilità per Expo. A Palazzo Marino lo sanno. Anche se è questa la battaglia di Pisapia: salvare l’ evento e, insieme, la capacità di spesa del Comune. UN MISSIONE quasi impossibile riuscire a costruirlo, l’ Expo, senza lo spiraglio che solo un governo ormai sotto scacco dell’ Europa, però, potrebbe concedere. Il sindaco ha lanciato appelli, ha chiesto l’ intervento di Giorgio Napolitano, ha firmato una formale richiesta con Roberto Formigoni e Guido Podestà. Ma il pessimismo cresce, a Palazzo Marino. E adesso l’ ultima speranza è riposta in un emendamento che i parlamentari lombardi stanno confezionando in queste ore: testo bipartisan, che dovrebbe essere presentato tra oggi e domani in Senato e che chiede proprio una deroga per tutti gli investimenti Expo sostenuti dagli enti coinvolti. Una cifra che dovrebbe aggirarsi tra i 500 e i 600 milioni di euro all’ anno – i conti saranno definiti solo oggi – per i prossimi tre anni. Almeno un miliardo e mezzo, quindi, fino al 2014. Lo stanno scrivendo i senatori democratici Marilena Adamo e Luigi Vimercati, ma le adesioni stanno arrivando in modo bipartisan: dalla Lega al Pdl, dall’ Idv a Fli. Per riuscire a strappare un “sì” al governo in un quadro generale sempre più nero, però, servirebbe quasi un miracolo. Ma è questa l’ ultima carta per riuscire a giocare la via del 2015. Continua a ripeterlo, Pisapia: Expo non è solo una manifestazione di Milano, ma nazionale. È l’ Italia che si è presa un impegno internazionale ed è l’ Italia che deve mantenerlo. Ma sono proprio gli investimenti per il 2015 a essere diventati il rebus dell’ amministrazione. Come fare a sostenerli senza bloccare gli altri cantieri della città? Come riuscire a mandare avanti le opere legate a Expo intrappolati dai vincoli del Patto di stabilità? A Palazzo Marino sanno che senza la deroga sarebbe un salto mortale. Capendo le difficoltà degli enti locali, il manager della spa Giuseppe Sala ha proposto un taglio del budget da 300 milioni di euro: in questo modo la somma a disposizione della società Expo è scesa da 1,7 miliardi a poco meno di un miliardo e mezzo, e l’ onere per i soci locali è diminuito fino a 477 milioni. Per il Comune vuol dire 50 milioni in meno fino al 2015, ma da versare rimangono ancora quasi 170 milioni senza considerare i fondi per le due linee della metropolitana e quelli per Axepo, la newco che ha acquisito i terreni. Proprio su questa, è l’ assessore al Bilancio Bruno Tabacci a spiegare quali potrebbero essere le implicazioni negative di uno sforamento del patto nel 2011: «Non potremo concedere fideiussioni, essere in grado di firmare garanzie per rendere bancabile Arexpo». La nuova società, infatti, deve ricevere un finanziamento da parte delle banche di oltre 200 milioni e il primo bando si è chiuso senza che gli istituti di credito si facessero avanti. È a partire dal 2012 che il gioco si fa duro. Senza la possibilità di non considerare gli investimenti Expo nel conteggio del Patto, i fondi da versare peserebbero come macigni sulle casse dell’ amministrazione. Proprio quando il Comune dovrà costruire un bilancio da lacrime e sangue, sapendo già in partenza che sono 400 i milioni a cui dare la caccia per far quadrare i conti. È con queste necessità, ma anche con un quadro finanziario del Paese sempre più precario, che i parlamentari lombardi stanno scrivendo l’ emendamento alla legge di Stabilità. Che potrebbe diventare quasi inutile, però, se il governo decidesse di presentare un maxi-emendamento. Marilena Adamo ci vuole credere: «Tutti, in modo trasversale devono assumersi questa responsabilità. Altrimenti sarà Giulio Tremonti a doversi alzare in aula e dire al mando e ai Paesi che hanno già aderito che Expo non si fa più». Alla Camera è Vinicio Peluffo del Pd a rilanciare: «La richiesta è arrivata da tutte le istituzioni lombarde e questa volta ci auguriamo che non sia solo il centrosinistra a farsene carico». «L’ apertura del governo sembrava esserci», dice ancora dal Pd Alessia Mosca. Ma tra l’ altalena delle Borsee dei sacrifici, questa volta potrebbe non bastare.