Ospedale di Rho, cinque morti sospette nel mirino anche le ripicche fra i medici
Non è fatta solo di parole l’inchiesta sulla malasanità al quinto reparto di Chirurgia generale dell’ospedale di Rho. Non sono solo interrogatori e denunce quelle che il pubblico ministero Maura Ripamonti sta raccogliendo nel fascicolo numero 12578/10, modello 44 (è la cifra che contrassegna quelli a carico di ignoti), per omicidio colposo e lesioni colpose (o articoli 589 e 590 del codice penale, nel linguaggio dei tribunali).
Certo, le segnalazioni su diagnosi affrettate e operazioni sbagliate continuano ad arrivare sui tavoli degli investigatori del commissariato di Rho: dopo aver letto i giornali, un genitore si è presentato in Fiera per verbalizzare una brutta vicenda di appendicite capitata alla figlia, e un’altra presunta vittima del bisturi ha telefonato chiedendo di poter rendere spontanee dichiarazioni nei prossimi giorni. Ma, oltre a una cinquantina di verbali (pazienti, parenti, medici e infermieri) già siglati, ci sono anche le 26 cartelle cliniche acquisite e prossimamente sottoposte a perizie medicolegali.
Ci sono soprattutto almeno cinque morti per sospetta trascuratezza, come il 67enne signor Luigi, operato per tumore al cieco nel 2009 — nonostante con i parenti si fosse concordato di intervenire anche sulle metastasi — e ucciso pochi mesi dopo dalle diramazioni del tumore al fegato e ai polmoni, scientemente ignorate. E ancora, basse storie di ripicche tra medici: il 20 ottobre 2010 — si legge nelle carte dell’inchiesta — una 86enne paziente operata di tumore all’emifaccia destro aspetta per tre ore le medicazioni perché al chirurgo che le ha chieste i colleghi rispondono «che non è simpatico a due terzi del reparto».
Non ci sono indagati al momento: non il primario Antonio Pallino, non i dottori della sua équipe. Ed è comprensibile la difesa e parziale ammissione di Ermenegildo Maltagliati, direttore generale dal 1° gennaio 2001 del Salvini di Garbagnate, da cui dipende l’ospedale di Rho: «Non è un fatto come altri già accaduti a Milano, sono convinto che il quadro verrà molto ridimensionato, non penso ci siano fatti rilevanti ma stiamo avviando indagini interne. Comunque sono tranquillo perché non sono coinvolto». Cauti l’assessore alla Sanità, Luciano Bresciani («I casi di presunta malasanità sono alla nostra attenzione, ho dato mandato alla Ao di Garbagnate e all’Asl Milano 1 di far partire approfonditi accertamenti»), e il direttore generale Carlo Lucchina («Dalle prime verifiche i casi potrebbero riguardare tre interventi»).
Più singolare la marcia indietro, a fascicolo aperto, del sostituto procuratore Nicola Cerrato, che minaccia indagini per violazione del segreto istruttorio: «Non c’è alcun riscontro giudiziario, mentre le notizie uscite hanno gettato discredito sull’attività di un intero reparto di un ospedale, si tratta di una serie di affermazioni irresponsabili». Intanto, dopo la richiesta di una relazione dalla Regione da parte dell’idv Leoluca Orlando, presidente della commissione parlamentare sulla malasanità, il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, ha annunciato l’invio di ispettori a Rho: «Abbiamo concordato col direttore generale della Sanità della Regione un’azione comune». Un’interrogazione parlamentare è stata depositata dal deputato pd Vinicio Peluffo. Anche il presidente della commissione Bilancio in Regione, il leghista Fabrizio Cecchetti, chiede chiarezza: «Quadro agghiacciante, se le accuse trovassero conferma i responsabili dovrebbero marcire in galera».
di MASSIMO PISA
(La Repubblica)