Peluffo: Amministrative non referendum.
Ancora una volta la strategia del premier è trasformare le elezioni amministrative, in questo caso quelle milanesi, in un referendum sulla sua persona. La politicizzazione del voto va di pari passo con la radicalizzazione dello scontro. Come abbiamo visto domenica al Teatro Nuovo dove è andato in scena un copione consolidato: tra un canto e una battuta, un Berlusconi più aggressivo che mai, ha dispensato i soliti insulti ai magistrati, con la novità stavolta dell’evocare un fantomatico “pactum sceleris” tra quest’ultimi e Fini. E la ragione di così tanto impegno per Milano è sotto gli occhi di tutti: dopo la prova di cinque anni di governo cittadino la Moratti è un candidato debole. Con un comizio il premier riesce nell’illusione di farla sparire nel retropalco della campagna elettorale. La strategia darà i suoi frutti anche questa volta? Di sicuro non possiamo permetterci quanto accaduto alle regionali dello scorso anno, quando Berlusconi ha applicato lo stesso schema di gioco con la Polverini: ha pervaso i tg nazionali chiedendo incessantemente per tutta la durata della campagna elettorale un voto su di sé. E così la corsa elettorale non è stata più il confronto Bonino-Polverini.
Tutto ciò non deve ripetersi. Per questo con l’onorevole Roberto Zaccaria abbiamo fatto un ricorso all’Agcom, perché ci dicano in che misura la posizione di Berlusconi premier, capolista e leader di partito, sia compatibile con la par condicio. I telegiornali di domenica scorsa hanno assegnato uno spazio irragionevole al suo show-invettiva sulla giustizia, sullo sfondo di un gigantesco simbolo elettorale dove campeggiava il suo nome accanto a quello di Letizia Moratti. Il tutto condito con ripetute immagini della stessa Moratti e con la clamorosa assenza del candidato del centrosinistra Pisapia, nonostante il servizio parlasse della campagna elettorale di Milano e facesse parlare il capolista in Comune per il Pdl. Pur di impedire lo stesso scempio dell’anno scorso, siamo pronti anche a un ricorso al giorno.
Ma torniamo a come il centrosinistra deve impostare una strategia vincente. Non sono così sicuro che stavolta il premier riuscirà a far dimenticare Ruby, Mills e tutta la triste cronaca degli ultimi mesi, ma comunque la nostra campagna elettorale deve essere assolutamente centrata sulla debolezza della Moratti. Che sta tutta nel lascito ampiamente negativo dei suoi cinque anni di governo. Dall’Ecopass, lanciato in pompa magna e miseramente inefficace a ridurre inquinamento e traffico. All’Expo 2015, che doveva essere il progetto manifesto della “Milano del fare” e che si è invece rivelato un’incredibile sommatoria di inefficienze, voracità spartitoria ed errori clamorosi. Il bike sharing e’ partito solo a meta’ e del boom di corsie preferenziali promesse per favorire la circolazione di taxi e mezzi pubblici, non c’è neanche l’ombra.
Il centrosinistra deve quindi parlare alla Milano che si è sentita lasciata sola (sintomatica è l’inserzione a pagamento sul principale giornale milanese di ieri dei cittadini di Santa Giulia arrivati ad autotassarsi per chiedere attenzione e informazione sulla complessa vicenda di mancate bonifiche del loro quartiere). E soprattutto deve richiamare le energie positive che ribollono nella pancia di Milano. Quelle energie che anche elettoralmente si muovono con grande rapidità. Che possono aver votato la sindaca, ma che oggi ne sono profondamente deluse. E che piuttosto dell’ennesima puntata del referendum pro o contro Berlusconi, vorrebbero proposte per la città.