Peluffo (Pd): “Sul mercato del lavoro no a scontri ideologici”
(da L’Unità)
Dopo giorni di polemiche sull’articolo 18 vale la pena tornare al cuore delle affermazioni del ministro Fornero, che le hanno scatenate.
Il ministro ha detto che gli interventi sulla previdenza implicano la necessità di intervenire contro la rigida separazione nel mercato del lavoro in precariato e tempo indeterminato e di riformare in senso universalistico gli ammortizzatori sociali. L’invito e’ dunque a guardare all’intero quadro dalle posizioni più difficili: dalla prospettiva di chi il lavoro non ce l’ha e di chi rischia di non trovarlo. E’ un invito giusto.
Quindi chiarito che il punto centrale non e’ l’articolo 18, concentriamoci prioritariamente su questi aspetti veramente gravi che la crisi rende più drammatici e quindi ineludibili. I nodi correttamente individuati dalla Fornero si possono affrontare solo in una logica di sistema: è innanzitutto un problema di produttività legato a un eccesso di precarietà stagnante oltre che a una disincentivazione per salari troppo bassi. Servono più formazione e ricerca, serve detassare il lavoro e le imprese, senza eludere il malessere del mercato del lavoro, in generale.
Oggi quasi l’80% dei contratti dei neoassunti e’ atipico senza la tutela dell’articolo 18 e senza sostegno in caso di licenziamento; coloro che hanno i salari più’ bassi sono i primi a essere licenziati e la crisi che stiamo vivendo porta il problema all’esasperazione.
Non si può pensare di riformare gli ammortizzatori senza uniformare i contratti e viceversa. Su questo tema ci sono proposte Pd depositate in Parlamento (come quella del senatore Ichino): chiediamo al governo di discuterne.Altro tema da affrontare è la connessione tra indennità e politiche attive, che costituiscono il principio di base del welfare per il lavoro: chiunque perde il lavoro ha il diritto di un sostegno al reddito e il diritto-dovere di partecipare a interventi per ritrovarlo.
Non basta affiancare alle solite casse integrazioni, per chi proviene da aziende in crisi, interventi di reddito minimo, come per i disoccupati cronici più indigenti: occorre ridisegnare il complesso degli strumenti di sostegno, legandoli a politiche attive.
Con un debito fuori controllo, finché non ci sarà un vero patto europeo per la crescita, non ha senso ragionare di leve nazionali sul lato della domanda.
Insomma, non c’è alternativa a una stagione di riforme strutturali.
Vinicio Peluffo