“Report: Pd, garantire ai giornalisti libertà d’informazione”
(Agenparl) – È stata depositata ieri presso la Commissione di Vigilanza Rai un’interrogazione al presidente, Anna Maria Tarantola, e al direttore generale, Luigi Gubitosi, a firma dei deputati del Pd Alessia Rotta e Vinicio Peluffo per chiedere se siano pienamente garantiti i diritti alla libertà di informazione del giornalista Sigfrido Ranucci e della trasmissione Report, in seguito alla querela per diffamazione presentata a suo carico dal sindaco di Verona, Flavio Tosi. “Si tratterebbe – scrivono i deputati Pd – dell’ennesima querela preventiva del sindaco di Verona che finora ha diramato tramite giunta circa 69 proposizioni di querela, con il relativo notevole esborso finanziario a carico del comune di Verona, delle quali soltanto una si sarebbe risolta in un giudizio di condanna ai danni del querelato”.
«Siamo intervenuti a tutela di un principio garantito dall’articolo 21 della Costituzione: la libertà di informare – afferma la deputata veronese Alessia Rotta –. La verità è trasparenza e se la politica è trasparente, nulla ha da temere dall’informazione».
Secondo i due parlamentari, nel caso della trasmissione Report, che andrà in onda il prossimo 7 aprile, “non vi può essere comunque diffamazione a mezzo stampa, ma neppure diffamazione semplice poiché la volontà del giornalista era la ricerca della verità dei fatti, non la diffamazione e quindi è assente il dolo specifico”.
«A Verona, lo strumento della querela per diffamazione sembra assumere i contorni tipici della querela temeraria – continua Rotta. – Un’azione reiterata da parte dell’amministrazione cittadina, che scarica però le spese a carico di tutti i cittadini. Diversamente, i giornalisti e cittadini querelati, soprattutto se non hanno alle spalle un editore che li appoggia economicamente, sostengono le spese di difesa completamente a carico proprio. È una grave forma di abuso, a cui la riforma sulla diffamazione, ora in Senato, sta cercando di opporre importanti deterrenti, soprattutto perché questo tipo di querele punta a scoraggiare in modo particolare i giovani giornalisti precari, impegnati in alcuni casi a fare del buon giornalismo di inchiesta».
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